“Irricevibile”. La Camera penale di Milano sbatte contro il muro del Consiglio superiore della magistratura. Che respingendo al mittente la richiesta degli avvocati del capoluogo lombardo, conferma la designazione di Piercamillo Davigo a rappresentare l’organo di autogoverno della magistratura all’inaugurazione dell’anno giudiziario nella città “da bere”. Dove l’ex pm di mani pulite fu tra i protagonisti della stagione di Tangentopoli. Usa toni durissimi il Csm nella replica ai penalisti milanesi. Non solo per i contenuti della richiesta, “volti a sanzionare la libera manifestazione del pensiero”. Ma anche perché “irrispettosa delle prerogative di un organo istituzionale”.
Il Comitato di presidenza di Palazzo de’ Marescialli ha quindi confermato Davigo, presidente di sezione in Cassazione e ora componente togato dello stesso Csm, presenzierà alla cerimonia di dopodomani. “Stupisce che venga proprio da una associazione di avvocati – si legge nella lettera inviata dal vertice del Consiglio superiore della magistratura l presidente dei penalisti milanesi, Andrea Soliani – la richiesta di censurare la libera manifestazione del pensiero”. Riferimento all’intervista al Fatto Qutodiano rilasciata da Davigo sulla prescrizione e la riforma della giustizia che ha scatenato l’ira degli avvocati lombardi. Per i quali, le dichiarazioni del magistrato negherebbero “i fondamenti costituzionali del giusto processo, della presunzione di innocenza e del ruolo dell’avvocato nel processo penale”.
Esternazioni che da parte di un magistrato “sarebbero di per sé gravi”, ma che diventano “inaccettabili se pronunciate, come nel caso del consigliere Davigo, da un magistrato che riveste l’alta funzionale istituzionale di consigliere del Csm”. Nella lettera inviata ieri dalla Camera penale di Milano anche al presidente della Repubblica e presidente del Consiglio superiore della magistratura, Sergio Mattarella, e al vicepresidente David Ermini, per chiedere una “rivalutazione della designazione” di Davigo, si ricordava anche che “sono già state da altri sottoposte all’attenzione dell’organo titolare dell’esercizio dell’azione per eventuali profili di responsabilità disciplinare”. Si era spinto addirittura oltre l’Ordine degli avvocati di Torino, chiedendo che la Procura generale presso la Cassazione aprisse immediatamente un procedimento disciplinare.
A fare quadrato con Davigo, invece, Autonomia e Indipendenza, la corrente cui appartiene l’ex pm di mani pulite: “Abbiamo creduto che si trattasse di uno scherzo. Poi ci hanno detto che era tutto vero. Coloro che difendono il sacro principio del contraddittorio non sopportano che un magistrato esprima una propria opinione tecnica e pretendono che venga zittito, scacciato dal suo ruolo istituzionale che ogni giorno interpreta con onore. Coloro che asseritamente si battono per il giusto processo e la presunzione d’innocenza hanno già emesso un verdetto di condanna disciplinare”.