Quasi nove miliardi destinati con l’ultima legge di bilancio al Ministero della giustizia, 70 magistrati in più per la Corte di Cassazione, 600 nuovi magistrati per gli uffici giudiziari di merito, 2.903 amministrativi da assumere entro il 2021, che si aggiungono alle assunzioni per coprire 8.756 posti vacanti, e un concorso per 2.923 posti da funzionario. Questi alcuni numeri snocciolati in Parlamento dal guardasigilli Alfonso Bonafede, illustrando la sua relazione sull’amministrazione della giustizia in Italia e soprattutto cercando di dimostrare come il Governo intenda portare a compimento una vera riforma globale del delicato settore, investendo finalmente sulle risorse umane, che scarseggiano da tempo e che sono fondamentali per il buon andamento di Procure e Tribunali.
CAMBIO DI PASSO. Al centro dell’intervento di Bonafede c’è stata però l’analisi delle modifiche che l’esecutivo sta apportando sia alla giustizia civile che penale. Il ministro ha così ricordato che la riforma del civile ha puntato su un unico rito ordinario per le controversie davanti al giudice monocratico, con regole fondamentali che si applicheranno anche ai procedimenti davanti al Tribunale in composizione collegiale e davanti alla Corte d’appello, su un atto introduttivo unico per tutti i procedimenti civili, su una razionalizzazione dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie e sull’accelerazione della digitalizzazione. E ha affermato come tali cambiamenti velocizzino i giudizi, sottolineando che il contenzioso tra l’altro è diminuito e al 30 settembre scorso le pendenze complessive risultavano 3.329.436, il 2,8% in meno rispetto al medesimo periodo del l’anno precedente.
Per quanto riguarda il penale Bonafede invece ha rivendicato la bontà di norme come lo Spazzacorrotti, specificando che “combattere senza tentennamenti né cedimenti la corruzione è un dovere morale delle istituzioni, degli operatori economici, dei responsabili delle amministrazioni pubbliche e di tutti i cittadini, per incrementare le opportunità di crescita economica, sociale e culturale della nostra comunità nazionale”. Importante poi per il ministro la legge nota come codice rosso, che ha consentito agli inquirenti di intervenire sul revenge porn, di inasprire le pene per la violenza sessuale, il deturpamento del viso, e l’induzione e costrizione al matrimonio. Un intervento in cui non sono mancari riferimenti anche al sempre sdrucciolevole tema delle intercettazioni: “Il 2019 si è infine chiuso con l’approvazione del decreto-legge in materia di intercettazioni, con il quale si opera finalmente un contemperamento delle esigenze di indagini con quelle relative al diritto di riservatezza e di difesa”.
Ma la relazione di Bonafede non è stato solo un bilancio delle cose fatte. Il guardasigilli guarda infatti al futuro, a quella che dovrebbe essere la grande riforma della giustizia, e in Aula ha lanciato messaggi rasserenanti, cercando di far marciare tutto l’esecutivo compatto verso gli obiettivi prefissati. “È ormai noto – ha detto – che all’interno della maggioranza si è aperto un vero e proprio cantiere, oggi in corso, avente ad oggetto due proposte di riforma, una relativa al processo penale l’altra concernente il Consiglio superiore della magistratura e la magistratura”. Sul Csm ha quindi precisato che l’obiettivo è “garantire l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, rafforzando anche in tal senso la separazione tra la politica e la magistratura stessa”, mentre sul processo è quello di “misure che finalmente possano ridurre i tempi dei processi, garantendone la ragionevolezza oltre che i diritti di tutte le parti coinvolte”. Avanti insomma con la riforma ma condivisa.