La notte è lunga ma non abbastanza, evidentemente, perché i leader del centrodestra possano trovare il tempo per sentirsi. Quando Matteo Salvini si presenta in sala stampa in mattinata – sono le 11 passate – confessa che ancora non ha sentito nessuno. “C’è tutta la giornata di oggi (ieri per chi legge, ndr) per congratularmi con Berlusconi, Meloni, Toti e gli altri”. Una dichiarazione che la dice lunga sui rapporti di forza interni al centrodestra. Il voto degli emiliani e dei calabresi provoca, se non proprio una resa dei conti, quanto meno una riflessione stizzita sul monopolio esercitato finora sulla coalizione da parte della Lega. Il Capitano ha personalizzato lo scontro elettorale alla stregua di un referendum sulla sua persona e contro il governo. E ha perso senz’appello.
La candidata del Carroccio, in Emilia-Romagna, Lucia Borgonzoni è stata sconfitta nettamente dal candidato del Pd Stefano Bonaccini. E la Lega, che aveva preso alle scorse europee il 33,8% affermandosi come primo partito, si è fermata al 32%, cedendo il posto al Pd con il 34,7%. La Lega perde molti voti in Calabria, dove trionfa il centrodestra grazie alla candidatura di Jole Santelli, volto storico di Forza Italia, che ha la meglio su Pippo Callipo del centrosinistra. I calabresi dimezzano i voti per Salvini rispetto alle ultime europee, quando aveva preso il 22,61%. Col suo 12,2% oggi si piazza dopo FI (12,3%) e soprattutto dopo il Pd, anche qui primo partito con il 15,2%.
La netta vittoria di Santelli suscita un moto d’orgoglio negli azzurri. “Questo risultato riafferma la grande centralità di FI, cuore e spina dorsale del centrodestra”, dichiara Silvio Berlusconi. Che in serata raccoglie i suoi ad Arcore e riesce pure a sentire al telefono Salvini. Mara Carfagna coglie la palla al balzo per punzecchiare il leghista: “Bisogna riorganizzare l’area moderata: dove esiste, come in Calabria, il centrodestra vince. Dove è ridotta al lumicino, come in Emilia, si perde”. La strategia della spallata al governo è fallita, insiste. E già, perché il voto sulle truppe di Berlusconi è stato bifronte. Se in Calabria festeggiano, rella regione rossa per eccellenza gli azzurri crollano al 2,6%.
Chi invece se la ride, da Nord a Sud, è Fratelli d’Italia che in Calabria dal 2,47% del 2014 arriva al 10,85%, migliorando, seppur di poco, anche il dato delle Europee. E in Emilia è terzo partito con l’8,6%. Giorgia Meloni dichiara che “FdI è il vero vincitore di queste elezioni”. E assicura che non userà il voto “per spaccare il centrodestra o creare divisioni”. Ma suona tanto come excusatio non petita, accusatio manifesta. “Lavorare alla crescita dei partiti – spiega la leader di FdI – può giovare ai singoli partiti non alla coalizione”. A mettere alla prova il centrodestra ci saranno orai prossimi appuntamenti elettorali. In primavera saranno chiamati al voto oltre mille comuni e sei regioni: Veneto, Liguria, Campania, Toscana, Marche e Puglia. “FdI ha Puglia e Marche e abbiamo fatto i nomi di Raffaele Fitto e Francesco Acquaroli“, avvisa Meloni. FI invece vuole Stefano Caldoro in Campania. E già si affilano i coltelli per Roma 2021: tanto Salvini quanto Meloni vorrebbero il candidato per sé.