di Alessandro Barcella
Quasi 12mila iscritti su Facebook, campagne nazionali “shock” di affissione stradale e numeri in costante crescita ogni anno. Non possiamo parlare di una vera e propria “fuga” dalla Chiesa Cattolica, ma quello che si sta registrando, soprattutto nella potente e ricca Diocesi lombarda, è un fenomeno del tutto degno di rilievo. Il grimaldello più potente, per tentare di scardinare le certezze in tema di fede, ha un nome preciso: lo “sbattezzo”.
Fuori dal gregge di Cristo
I promotori lo definiscono in questo modo: “lo sbattezzo è la rivendicazione di un diritto, quello di non essere costretti a far parte di un’organizzazione senza il proprio consenso. Nel caso specifico – spiegano – è l’abbandono formale di una religione che prevede il battesimo come processo di adesione”.
Ma come funziona in concreto la volontà, “sfacciatamente” manifestata, di non far più parte del gregge di Cristo? Nel modo più burocratico che esista, attraverso una dichiarazione formale alla Curia.
“Basta semplicemente scrivere una lettera al parroco della parrocchia presso la quale si è stati battezzati – spiegano i membri dell’associazione Uaar -. Nella lettera si chiede che sia annotata la propria volontà di non far più parte della Chiesa cattolica. La lettera deve essere inviata per raccomandata andata e ritorno, allegando fotocopia del documento d’identità. Non è necessario fornire alcuna motivazione e la lettera modello può essere scaricata dal nostro portale”. Diverse le campagne portate avanti negli anni da UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), dai temi della laicità della scuola ai simboli religiosi negli edifici pubblici, sino al diritto al riconoscimento della propria identità non religiosa. E allo sbattezzo, appunto.
Cosa dicono le statistiche
Ma quanti sono oggi i lombardi che hanno fatto questa scelta forte? “Dato che al contrario della Chiesa Cattolico l’UAAR cerca di fornire statistiche affidabili, è difficile dare numeri sul fenomeno dello sbattezzo, perché gli sbattezzandi non passano necessariamente attraverso di noi – spiegano ancora dall’associazione nazionale -. C’è stato un periodo di qualche anno in cui l’UAAR organizzava la giornata dello sbattezzo, e allora ai banchetti si raccoglievano le intenzioni di sbattezzarsi, si aiutava a compilare la raccomandata, e in qualche caso la si spediva pure. Per quanto riguarda la sola città di Milano nel 2008 furono 89 sbattezzi, 150 nel 2009 e 67 nel 2010. Tre anni fa si concludeva che ci sono più di 20.000 sbattezzati in Italia: se aggiungiamo il numero di circa 400 lombardi che hanno caricato il modulo sul sito www.sbattezzati.it, dove osserviamo anche un totale di 2700 segnalazioni, potremmo arrivare a dare una stima prudenziale degli sbattezzati lombardi al 2010 pari a circa 3000 individui”. Un’onda che pare tuttavia non volersi arrestare.
Burocrazia e scomunica
E la risposta della Curia (del “servizio per la disciplina dei sacramenti”) alla lettera dell’ex pecorella? Righe altrettando formali: “In risposta alla sua richiesta di non essere più considerato aderente alla confessione religiosa denominata Chiesa Cattolica Apostolica Romana……… le confermo di avere dato disposizione al Parroco di cui sopra di apporre sul libro dei battezzati, nelle annotazioni dell’atto di battesimo, l’annotazione da lei richiesta”. Burocrazia pura, a cui segue tuttavia l’elenco delle conseguenze che questa scelta porterebbe con sé: esclusione dall’incarico di padrino di battesimo e confermazione, licenza dell’Ordinario del luogo per l’ammissione al Matrimonio, esenzione della forma canonica per lo stesso rito e nessuna esequia ecclesiastica senza manifesto pentimento. Da ultimo, con termine forse antiquato ma sicuramente molto suggestivo, la “scomunica latae sententiae”. E se il Parroco non dovesse rispondere? Nesuna paura: le sezioni di UAAR garantiscono ricorsi con costi addebitati alle parrocchie e comunque dall’esito sempre vittorioso. Quanto meno per chi ha deciso di porsi fuori, senza possibilità di ritorno, dal gregge dei fedeli.