A testa bassa Silvio Berlusconi sferra un attacco alla misura bandiera dei Cinque Stelle. Il Reddito di cittadinanza è solo “una paghetta offensiva”, dice il leader di Forza Italia. “Sappiamo che negli ultimi tempi sono stati trecentomila i giovani che hanno lasciato l’Italia e si sono dovuti recare all’estero per cercare un lavoro adatto alle loro aspirazioni. Nel nostro Paese esistono anche due milioni di giovani che non studiano e non lavorano. E questo governo, invece di credere nel loro futuro e di offrire prospettive concrete, propone come unica soluzione il Reddito di cittadinanza”.
GHE PENSI MI. Che altro non è che “una paghetta offensiva di 493 euro”. In realtà sono 532 euro. “Coloro – continua l’ex premier – che ricevono questi soldi non hanno trovato un posto di lavoro. Noi sappiamo cosa fare. Proponiamo la detassazione per le aziende che assumono giovani: tre anni per i contratti di praticantato e tre anni per i contratti di primo impiego”. Dura la reazione dei pentastellati: “Vent’anni di berlusconismo in Italia e ha ancora il coraggio di parlare? Vent’anni di politiche economiche e del lavoro fondate sul precariato e continua a blaterare? Berlusconi invece di sparare a zero sul Reddito di cittadinanza stia zitto e lasci lavorare chi sta cercando di far ripartire il Paese con misure e politiche del lavoro che l’Italia attendeva da tempo”, affermano in una nota i senatori M5S in commissione Lavoro di Palazzo Madama.
A difesa del loro leader si sono levate tutte le truppe di Forza Italia: da Anna Maria Bernini a Giorgio Mulé. Polemiche a parte, vale rammentare che Berlusconi attacca, oggi, uno strumento che lui stesso propose, un paio di anni fa, saccheggiando i Cinque Stelle che lo accusarono di essere “una fotocopiatrice impazzita”. Nel dicembre 2017 dai microfoni di Radio 101, per la precisione, Berlusconi dichiarava: “Contro il dramma della povertà occorrono misure di emergenza. Per questo abbiamo pensato a una misura drastica proposta da Milton Friedman: lui la chiamava ‘imposta negativa sul reddito’, io preferisco chiamarla ‘reddito di dignità’ per chi è sotto una certa soglia, che potrebbe essere 1.000 euro al mese”. Chi è sotto tale soglia, proponeva l’ex Cavaliere “non dovrebbe pagare le tasse, e lo Stato, al contrario, dovrebbe versargli la somma necessaria per arrivare a un livello di dignità”.
COSE DA PAZZI. Considerando anche il numero di figli e la zona del Paese in cui la persona vive. A tale proposta affiancava poi quella, ripescata ieri, degli sgravi per chi assume i giovani. “Benvenuto Berlusconi! – commentò a suo tempo il capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio -. Oggi ha ammesso che all’Italia serve il Reddito di cittadinanza, ma per 5 anni FI ha votato contro. Quando saremo al governo gli ricorderemo questa dichiarazione per chiedere a FI di votarlo. Lo chiama reddito di dignità per nascondere che ci copia”. Naturalmente, una volta arrivati al governo, i grillini non hanno certo potuto contare sul sì degli azzurri alla misura studiata per contrastare la povertà. A voler essere ancora più pignoli, Berlusconi mutuò la parola ‘Reddito di dignità’ dal nome della campagna promossa da Libera (don Luigi Ciotti) alla quale il Movimento 5 Stelle aveva aderito, diversamente da Forza Italia. Come si suol dire, se ai bugiardi fa difetto la memoria sono guai.