Un beneficio di 1.200 euro l’anno per 4,3 milioni di lavoratori dipendenti. E’ questo in sostanza l’accordo trovato oggi al termine dell’incontro fra governo e sindacati che apre ufficialmente la stagione del taglio delle tasse in busta paga. Si comincia con la riduzione del cuneo fiscale. A partire dal 1° luglio tutti i lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 28 mila euro l’anno avranno uno stipendio più pesante di cento euro. Da 28 mila ai 35 mila l’importo sarà decrescente fino a 80 euro mensili (960 euro annui). Oltre 35 mila l’importo scende ancora fino ad azzerarsi a 40mila euro. I lavoratori che già usufruiscono del bonus Renzi (11,7 milioni con redditi compresi tra 8.173 e i 26.600 euro annui) riceveranno solo venti euro come integrazione fra gli ottanta euro che già incassano e la soglia di centro euro.
Come ha spiegato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, la platea dei beneficiari del taglio delle tasse si allarga di 4,3 milioni raggiungendo la soglia di 16 milioni. Circa due terzi degli occupati: 750 mila per la fascia di redditi 26.600-28.000; 2,6 milioni per quella tra 28 mila-35 mila; 950 mila per la fascia 35 mila-40 mila che si vanno a sommare agli 11,7 milioni del bonus Renzi. L’impatto sarà nullo per i redditi fino a ottomila euro che, tuttavia potrebbero accedere al reddito di cittadinanza.
Il taglio del cuneo fiscale sarà erogato “ogni mese”, a partire “dal primo luglio e consentirà di aumentare fino a 100 euro lo stipendio netto, estendendo la platea a più di 4 milioni di lavoratori” rispetto a chi già riceve il bonus Irpef varato dal governo Renzi ha spiegato Gualtieri. “Nella legge di bilancio – ha aggiunto il premier Giuseppe Conte -abbiamo destinato 3 miliardi di euro per il 2020, che crescono fino a 5 miliardi di euro a partire dal 2021, allo scopo di ridurre il cuneo fiscale interamente a beneficio dei lavoratori. A dispetto di quanto una certa propaganda ha sostenuto, questa misura è la prova che la nostra manovra economica riduce davvero le tasse per famiglie e lavoratori”.
Per i sindacati si tratta di un passo avanti anche se tutti riconoscono che così nessuno diventa ricco. Un risultato, per la Cisl, “positivo seppure assolutamente parziale” in attesa di una risposta sugli incapienti cui dovrà seguire una vera riforma del fisco. “Il governo si è impegnato ad aprire velocemente il tavolo sulla riforma fiscale. E gli abbiamo ricordato che ad oggi il 98,7% dell’erario è sul groppone dei lavoratori dipendenti e pensionati e una riforma non può che partire da lì”. Gi fa eco Maurizio Landini, segretario della Cgil: “Questo è un primo risultato, stiamo parlando di circa 15-16 milioni di persone che vedrà aumentare il netto in busta paga. Nessuno diventerà ricco, perché i salari del nostro Paese restano bassi, ma la strada è quella giusta”.
Per Carmelo Barbagallo, leader della Uil, “siamo partiti con il piede giusto. Noi avevamo dato un giudizio di insufficienza alla fine dell’anno perché le risorse sono quelle che sono. Però aver realizzato una prima riforma sul cuneo fiscale, che porta gli 80 euro a 100 euro e comincia a fare delle detrazioni per altri milioni di lavoratori, è un fatto importantissimo”.