Un colpo alla Polonia e all’Ungheria, ormai fuori asse con i valori dell’Ue. E un altro al Consiglio europeo che sta facendo nulla o quasi per rimetterle in riga. E’ una risoluzione durissima, nei toni e nei contenuti, quella approvata ieri a Strasburgo dall’Europarlamento con 446 voti a favore, 178 contro e 41 astenuti. Un vero e proprio atto d’accusa tanto nei confronti dei governi di Varsavia e Budapest, guidati da Jaroslaw Kaczynski e Viktor Orban (nella foto), alleati prediletti del leader della Lega Matteo Salvini, per violazione delle regole fondamentali dello stato di diritto, quanto contro l’approccio con cui il Consiglio Ue sta svolgendo le verifiche sui due Paesi membri, in base all’articolo 7 del Trattato.
Non a caso, con la risoluzione di ieri il Parlamento europeo chiede di poter partecipare alle audizioni che “non sono organizzate in modo regolare, strutturato e aperto”. Accendendo un faro sui partiti nazionalisti di Polonia e Ungheria che, negli ultimi giorni, si starebbero avvicinando proprio al Carroccio al punto da ventilare il battesimo di un unico gruppo sovranista a Strasburgo, sebbene Ryszard Legutko, co-presidente dell’Ecr, il gruppo che ospita anche gli eletti del Pis di Kaczynski, abbia smentito le voci di un’imminente nascita di un fronte comune Ue. Di certo, la politica europea è in fibrillazione: il 4 febbraio il Partito popolare potrebbe espellere il premier ungherese Orban, spingendolo ad entrare proprio nell’Ecr in forza dei buoni rapporti con l’omologo polacco Kaczynski.
Ma tornando alla risoluzione adottata a Strasburgo, gli eurodeputati si rifanno alle relazioni e alle dichiarazioni della Commissione Ue e degli organismi internazionali – dalle Nazioni Unite all’Osce, fino al Consiglio d’Europa – che parlano di “situazione deteriorata” sia in Polonia che in Ungheria “sin dall’attivazione dell’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea”. La Polonia è finita nel mirino dell’Europarlamento per la riforma della giustizia, lesiva dell’indipendenza della magistratura. Quanto all’Ungheria l’allarme è concentrato, invece, sul funzionamento del sistema costituzionale ed elettorale, l’indipendenza della magistratura, la corruzione, la tutela della vita privata e la protezione dei dati, la libertà di espressione.