Che le riunioni tra periti per chiarire le cause del crollo del ponte Morandi fossero tese, era lecito aspettarselo. Ma che sfociassero addirittura in pesanti pressioni lamentate dai consulenti e finite in una segnalazione in Procura, per giunta messa nero su bianco dal gip Angela Nutini, davvero nessuno se lo sarebbe immaginato. Eppure è proprio questo l’ultimo sviluppo sulla tragedia che, ad agosto scorso, è costata la vita a 43 persone e su cui, ora, il pubblico ministero Francesco Cozzi dovrà valutare se vi siano gli estremi di reato e quindi se sia il caso di aprire un nuovo fascicolo d’indagine. Le pressioni si sarebbero verificate nel corso degli incontri che, settimanalmente, vedono confrontarsi i consulenti nominati dal giudice per le indagini preliminari e quelli scelti da alcuni degli indagati di Autostrade e di Spea.
In particolare durante l’incontro dello scorso 19 dicembre, alcuni tecnici di parte hanno chiesto di potere effettuare alcune prove di carico di resistenza su una trave dell’impalcato, sostenendone i costi. I risultati dei delicati test, come chiesto dagli stessi consulenti, avrebbero dovuto essere acquisiti agli atti. Richiesta contro cui si sono opposti i periti del gip ritenendoli inutili e che, dopo quella riunione, hanno scritto al giudice raccontando di “ricevere pressioni costanti dai consulenti delle parti e di non essere sereni nello svolgimento del loro lavoro”.
GUAI SU GUAI. Come se non bastasse, a tormentare Autostrade per l’Italia resta il tema della possibile revoca della concessione stradale. Un argomento caldo e delicato, la cosiddetta partita della vita per l’azienda legata alla famiglia Benetton, che giorno dopo giorno sembra incasinarsi sempre di più. Infatti mentre il Governo continua a valutare la situazione, su cui avrà certamente un peso anche questa vicenda di presunte pressioni all’indirizzo degli esperti del giudice, cresce il numero di voci interne alla maggioranza che aprono a questo provvedimento targato Movimento 5 Stelle.
Ed è in questa cornice che va inquadrato l’intervento di ieri del ministro dem per le infrastrutture, Paola De Micheli, davanti alle commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera, in cui ha difeso strenuamente la norma contenuta nel Milleproroghe che ha eliminato le penali da versare al concessionario in caso di revoca per inadempimento. Secondo il ministro, infatti, “si è provveduto ad eliminare attraverso una disposizione di legge una situazione di privilegio attribuita, sempre per legge, ad alcuni concessionari” e per questo “l’operato del governo è da considerarsi pienamente rispettoso delle previsioni costituzionali”.