Niente da fare. Con buona pace per Matteo Salvini, il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il Rosatellum in un sistema maggioritario puro, non si terrà. La Corte costituzionale, presieduta da Marta Cartabia, lo ha dichiarato inammissibile perché “eccessivamente manipolativo“. Il quesito referendario era stato proposto da otto consigli regionali (di Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria), tutti guidati dal centrodestra. “È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e 5stelle sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica”, ha subito commentato Salvini.
Secondo il leader della Lega la sentenza della Consulta è “un furto di democrazia ed è triste che il Pd e 5 Stelle festeggino. È la vecchia politica: non possono decidere gli italiani come eleggere il Parlamento ma lo decidono i partiti nel chiuso del palazzo”. A replicare a stretto giro è stato Luigi Di Maio: “Volevano introdurre in Italia un sistema elettorale totalmente maggioritario, garantendo meno rappresentanza ai cittadini. Non ci stupisce, del resto quello che importa a loro in questo momento è trovare un modo per accaparrarsi più poltrone possibili“. “Un altro bluff di Salvini è caduto. Ora avanti per cambiare davvero l’Italia”, dice invece il segretario del Pd, Nicola Zingaretti.
LUNGA VITA AL CONTE 2. Ma c’è altro oltre al semplice no al referendum. Il quesito, studiato dal leghista Roberto Calderoli, puntava appunto a portare l’Italia verso un maggioritario in stile britannico, particolarmente favorevole in questo momento storico alla coalizione di centrodestra, forte nei sondaggi. Nel frattempo la maggioranza sta lavorando a una soluzione di segno opposto: un sistema ribattezzato ‘Germanicum‘, ovvero un proporzionale puro con una soglia di sbarramento al 5%. “Seguiamo la strada del proporzionale affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento”, ha infatti rilanciato il capo politico del Movimento 5 stelle.
Ora infatti il Governo ha più tempo per lavorare a una legge elettorale condivisa: una circostanza che verosimilmente allunga anche la vita del governo Conte 2. Ufficialmente l’intenzione è comunque trovare presto un compromesso: “Il castello di sabbia costruito da Salvini sulla legge elettorale è venuto giù con la sentenza della Consulta. Ora la maggioranza vada spedita verso l’approvazione della proposta depositata alla Camera”, dichiarano il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci, ed il capogruppo democratico in commissione Affari Costituzionali, Dario Parrini.
IL PIANO B. Nel frattempo la Lega, oltre a tentare la via del referendum, ha anche già preparato l’alternativa: una proposta di mediazione per convergere sul Mattarellum, ovvero il sistema misto (75% maggioritario, 25% proporzionale) che porta il nome del presidente della Repubblica. A confermarlo è il leghista Riccardo Molinari: “Adesso – dice – la battaglia si sposta in Parlamento, noi puntiamo al Mattarellum che è una legge già costituzionale”. Secondo il capogruppo della Lega alla Camera i giudici della Consulta “hanno spianato la strada al sistema degli inciuci”. Da che pulpito.