Alunni divisi per censo. In due plessi quelli “appartenenti a famiglie del ceto medio-alto”, in uno quelli “di estrazione sociale medio-bassa” e in maggior numero “con cittadinanza non italiana”, e in un terzo quelli “appartenenti a famiglie dell’alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori dipendenti occupati presso queste famiglie (colf, badanti, autisti e simili). Tutto tranquillamente descritto nel sito internet dell’istituto comprensivo Trionfale “Nazario Sauro”, a Roma, come una normalissima presentazione della scuola. Una vicenda denunciata dal quotidiano Leggo e che ieri è diventata subito un caso, trovando per una volta tutte le forze politiche concordi nel criticare qualsiasi forma di discriminazione tra i banchi. Intervenuto anche il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, che ha chiesto spiegazioni, dal sito ieri è stata quindi eliminata la triste classificazione.
IL CASO. “La scuola dovrebbe sempre operare per favorire l’inclusione. Descrivere e pubblicare la propria popolazione scolastica per censo non ha senso”, ha twittato il ministro. “Sono davvero sconcertato che nel 2020 una scuola pubblica possa presentarsi sul proprio sito internet distinguendo i propri plessi in base al rango socio-economico dei propri alunni andando contro ogni valore espresso dalla nostra Costituzione. Sto già intervenendo per richiederne l’immediata rimozione dal sito web”, ha aggiunto il sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro. Critiche quindi dai senatori del Movimento 5Stelle della Commissione istruzione, che hanno chiesto di accertare “eventuali responsabilità” e di prendere “gli opportuni provvedimenti”. Sdegno a cui si unisce quello del Pd, con Camilla Gambato che ha definito la vicenda “tanto grave quanto sconcertante”, di Forza Italia, con Renato Schifani, che ha parlato del “fallimento del significato più profondo della scuola”, di Leu, con Stefano Fassina che ha definito il messaggio lanciato dall’istituto Trionfale inaccettabile.
Accuse alla scuola inoltre da Fratelli d’Italia, con la deputata Ylenja Lucaselli che ha chiesto di non creare “ghetti a seconda dei redditi familiari”, ma di riscoprire “la dignità del ruolo dell’insegnante’’, e dalla Lega, con Pasquale Ciacciarelli che ha ricordato come il compito dell’istituzione scolastica sia “quello di insegnare ai ragazzi che sono tutti uguali, senza alcuna distinzione”. “Discriminare e creare barriere è esattamente l’opposto di quello che dovrebbe essere un insegnamento corretto, responsabile e inclusivo”, ha twittato infine la sindaca Virginia Raggi.
LE SCUSE. La classificazione dei vari plessi per censo è stata quindi eliminata dal sito internet della scuola, ma il consiglio di istituto, in una nota, ha respinto le accuse di classismo. “I dati riportati nella presentazione della scuola – hanno cercato di giustificarsi – composta da 4 distinti plessi, collocati in diversi contesti socio-culturali, sono da leggere come mera descrizione socio-economica del territorio, secondo le indicazioni del Miur per la redazione del Pof (Piano di offerta formativa). L’istituto scolastico non ha mai posto in essere condotte discriminatorie nella ripartizione degli alunni nei diversi plessi o nelle diverse classi”. Hanno quindi sottolineato che, al momento dell’iscrizione dei propri figli sono i genitori a scegliere uno dei quattro plessi sulla base dei criteri della residenza e del luogo di lavoro. Fino a ieri però sembra proprio che la scelta potesse essere fatta anche in base a censo e nazionalità degli alunni.