E’ stato raggiunto e superato il numero minimo di 64 firme (71 quelle raccolte) per presentare alla Corte di Cassazione il quesito del referendum contro il taglio dei parlamentari. Nelle ultime ore, dopo lo stop registrato ieri in seguito al ritiro delle firme di diversi senatori, è arrivato un sostanzioso appoggio – 6 firme – da parte dei senatori della Lega.
“Non hanno resistito alla voglia di tenersi strette le poltrone – sottolineano fonti M5S – e a quanto pare è arrivato ‘l’aiutino’ della Lega. Non vediamo l’ora di dare il via alla campagna referendaria per spiegare ai cittadini che ci sono parlamentari che vorrebbero bloccare questo taglio, fermando così il risparmio di circa 300mila euro al giorno per gli italiani che produrrebbe l’eliminazione di 345 poltrone”.
“Le firme dei leghisti non sono state fondamentali, anche se gradite, visto che nel totale abbiamo raggiunto quota 71”, hanno spiegato i senatori di Forza Italia, Andrea Cangini e Nazario Pagano, e il dem Tommaso Nannicini. “Sono soddisfatto – ha aggiunto Cangini – perché hanno firmato senatori di ogni gruppo parlamentare, tranne uno”, ovvero Fratelli d’Italia. “Fratelli d’Italia – afferma in una nota Giorgia Meloni – è l’unico gruppo in Senato a non aver firmato per chiedere la celebrazione del referendum confermativo sul taglio del numero dei parlamentari. Una scelta coerente con i nostri voti in Parlamento, sempre a favore della diminuzione dei parlamentari. Una posizione che confermeremo quando si dovesse celebrare il referendum, chiedendo agli italiani di votare sì al taglio”.
I senatori del Partito democratico, Francesco Verducci e Vincenzo D’Arienzo, e Mario Michele Giarrusso del Movimento cinque stelle hanno ritirato le loro firme dalla richiesta di referendum. All’origine della decisione, nel caso dei Dem, c’è l’intesa sulla legge elettorale raggiunta all’interno della maggioranza.
“Stamattina – ha spiegato invece Giarrusso – ho ritirato la firma sul referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. L’ho ritirata, perché la mia posizione è stata strumentalizzata da alcuni e travisata da altri. Rimango dell’idea che dare la parola ai cittadini con un referendum confermativo senza quorum, è una scelta in linea con la nostra storia di impegno per la democrazia diretta. Purtroppo però, queste argomentazioni, non sono state né recepite e né tantomeno comprese. Sciacalli invece si sono subito tuffati nella polemica, solo per gettare fango, senza ritegno alcuno. A me dispiace aver lasciato la bandiera della democrazia diretta, nelle mani di chi non la merita. Peccato”.