Sostiene il coinvolgimento dell’intero Esecutivo sulla vicenda della nave Gregoretti, l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini nel documento difensivo presentato ieri mattina in Giunta per le elezioni e l’immunità al Senato, che dovrà decidere sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti avanzata dal tribunale dei ministri di Catania. A provarlo, secondo il leader della Lega sarebbero sette e-mail, scambiate tra il 26 luglio e il 2 agosto tra alti funzionari di Palazzo Chigi, Farnesina e Viminale per sbrogliare il nodo della distribuzione dei 131 migranti a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera che rimase per giorni ormeggiato nel porto di Augusta.
L’allora ministro dell’Interno era stato perentorio: nessuno sarebbe dovuto sbarcare prima che l’Ue non avesse dato indicazione sulla distribuzione dei migranti. Ma nelle 30 pagine di ricostruzione minuziosa degli avvenimenti, con cui Salvini ha ricostruito giorno per giorno l’evolversi della vicenda evidenziando i passaggi che potrebbero dimostrare il coinvolgimento collegiale di tutto il governo Conte I, al di là della posta scambiata fra funzionari di gabinetto non vi è traccia di messaggi, whatsapp o telefonate dirette intercorse fra Salvini e Conte o Salvini e altri ministri. In particolare vengono citate mail tra il consigliere diplomatico di Giuseppe Conte, Pietro Benassi, il suo capo di gabinetto al Viminale, Matteo Piantedosi, e alti funzionari della Farnesina, come il segretario generale Elisabetta Belloni e il rappresentante italiano all’Ue, l’ambasciatore Maurizio Massari.
“Sin dalla tarda mattinata del 26 luglio 2019, il giorno precedente all’arrivo della nave Gregoretti nella rada del porto di Catania – sottolinea Salvini -, la presidenza del Consiglio dei ministri ha inoltrato formale richiesta di redistribuzione dei migranti salvati in mare. L’intervento collegiale del governo, finalizzato a investire della questione gli altri Stati membri, risulta dalle interlocuzioni intervenute tra i diversi ministeri competenti con cui venivano forniti aggiornamenti circa la disponibilità degli Stati membri (Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda, ndr). È dunque evidente come fosse il governo, in modo collegiale, a gestire tale attività”, ne conclude.
“Emerge ancora una volta che, in linea con la prassi consolidata, la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonoma e solitaria del ministero dell’Interno, bensì una iniziativa del governo italiano, coerente con la politica relativa ai flussi migratori, definita anche nel contratto di governo”. Oltre al passaggio sul contratto di governo M5s-Lega, Salvini cita anche la lettera scritta da Conte ai vertici dell’Unione europea nel luglio 2018 in cui si chiedeva “l’adeguamento immediato del piano EunavforMed-Sophia, in relazione ai porti di sbarco, che non avrebbero dovuto essere solo italiani” e allega le dichiarazioni dei ministri Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio per dimostrare come la vicenda della nave Gregoretti “si inserisca nel perimetro di un preciso indirizzo dell’esecutivo allora in carica”.
Questa la tesi del documento, dunque: il leader della Lega sostiene di aver agito nell’interesse dell’Italia, col modo perfettamente sovrapponibile a quanto accaduto per la nave Diciotti. Una vicenda, quest’ultima, che aveva convinto il Senato il 20 marzo del 2019 a negare l’autorizzazione a procedere nei confronti del titolare dell’Interno.