Uno scontro a muso duro che, a quanto pare, potrebbe avere ulteriori strascichi anche in ambiti diversi da quello politico. Non è certamente un buon inizio d’anno quello che vede contrapposti Movimento cinque stelle e Gianluigi Paragone. Dopo l’espulsione decisa proprio il primo gennaio, il senatore è tornato ad attaccare il suo ex Movimento e il suo leader, Luigi Di Maio, in un post su Facebook: “Cari falsi probiviri, cari uomini del Nulla, voi avete paura di me perché io ho quel coraggio che voi non avete più. Contro la meschinità del vostro arbitrio mi appellerò”. Così Paragone annuncia anche il ricorso, dopo che il Collegio dei probiviri ha disposto la sua espulsione dal Movimento 5 Stelle.
L’ACCUSA. Nel video che accompagna il post Paragone punta il dito contro una “volontà politica di espellere qualcuno perché è un rompicoglioni, perché è qualcuno che ti sta obbligando a prendere coscienza del fatto che le battaglie radicali, identitarie, antisistema del Movimento Cinque Stelle non sono combattute con quella forza. Ecco qual è la mia unica colpa, e quindi sono stato sbattuto fuori da questo nulla, il nulla di queste persone che si arrogano il diritto di prescindere dalla correttezza delle norme”. Come si ricorderà, Paragone è finito sotto accusa per aver votato contro la fiducia al governo sulla legge di Bilancio, ma anche per le sue posizioni critiche degli ultimi tempi.
Tra le dichiarazioni che più hanno fatto discutere c’è stata un’intervista ad Agorà durante la quale ha dichiarato: “Di Maio non ha più il potere del capo politico”. Due sere fa, subito dopo la notizia dell’espulsione ha protestato postando, sempre su Facebook, la foto di una pagina bianca con carta intestata del Senato e la frase: “Sono stato cacciato dal nulla”. Poco dopo è intervenuto di nuovo per ringraziare Di Battista del sostegno: “Ringrazio”, ha scritto, “per le belle parole che ha usato per me, in mia difesa. Ale rappresenta quell’idea di azione e di intransigenza che mi hanno portato a conoscere il Movimento: stop allo strapotere finanziario, stop con l’Europa di Bruxelles, stop con il sistema delle porta girevoli, lotta a difesa dei deboli, stop alle liberalizzazioni che accomunano Lega e Pd. Io quel programma lo difendo, perché con quel programma sono stato eletto. Ale lo sa”.
MOVIMENTO DIVISO. Da tempo Paragone fa parte del gruppo dei più critici per la gestione del Movimento, anche se ha più volte detto di non voler lasciare i 5 stelle. Non è un caso che in sua difesa sia intervenuta la senatrice ed ex ministra per il Sud Barbara Lezzi: che, dopo essere stata estromessa dal nuovo esecutivo, ha sempre avuto posizioni molto critiche nei confronti della gestione dei vertici M5s: “Gianluigi Paragone è e resta un mio collega”, ha scritto su Facebook. “Non è una buona idea espellere gli anticorpi“. Dentro il Movimento però sono in tanti a essersi schierati per chiedere l’espulsione del senatore. Dopo aver messo in discussione il ruolo di Di Maio a fine dicembre scorso, anche i ministri Alfonso Bonafede e Stefano Patuanelli avevano chiesto l’intervento dei probiviri. E in tanti oggi difendono il provvedimento: “Chi ha votato contro la manovra 2020 ha votato contro il reddito di cittadinanza, quota 100, lo stop all’aumento dell’IVA e i fondi ai Vigili del Fuoco”, ha detto Carlo Sibilia.