Il presidente del Consiglio presidenziale del governo dell’Accordo nazionale libico, Fayez Al-Serraj, ha inviato una lettera ai leader di cinque Paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Algeria e Turchia) chiedendo di “attivare gli accordi di cooperazione in materia di sicurezza per respingere l’aggressione contro Tripoli di tutti i gruppi armati che operano al di fuori della legittimità dello Stato, al fine di mantenere la pace sociale e raggiungere la stabilità in Libia”.
Serraj ha anche esortato gli stessi Paesi a “cooperare e coordinarsi con il governo di riconciliazione nazionale nella lotta alle organizzazioni terroristiche”, comprese quelle jihadiste, “per le quali l’aggressione ha creato un’opportunità per tornare in Libia, dove le loro attività sono aumentate” da quando è cominciata l’offensiva delle truppe del generale Khalifa Haftar. La lettera contiene anche un invito a intensificare la cooperazione nella lotta all’immigrazione clandestina e nella lotta alla criminalità organizzata e ai trafficanti di esseri umani. Poche ore dopo il portavoce dell’Esercito nazionale libico (Lna), guidato da Haftar, ha dichiarato che “chiunque offrirà supporto alla Turchia in Libia verrà distrutto”.
“La soluzione alla crisi libica – hanno commentato fonti della Farnesina – può essere solo politica, non militare. Per questo motivo continuiamo a respingere qualsiasi tipo di interferenza, promuovendo invece un processo di stabilizzazione che sia inclusivo, intra-libico e che passi per le vie diplomatiche e il dialogo”. Anche l’Unione Europea, per bocca del portavoce del Servizio europeo di azione esterna, Peter Stano, chiede a tutti gli attori di “evitare di alimentare le tensioni e aumentare le iniziative militari e di ridurre ogni azione che possa portare all’escalation e allo scontro militare”.
“La posizione dell’Ue – ha aggiunto Stano – è che non c’è soluzione militare in Libia. La soluzione per la crisi deve essere trovata attorno a un tavolo negoziale con un processo politico. Sull’embargo delle armi, è un embargo dell’Onu e deve essere rispettato da ogni Stato membro delle Nazioni Unite. Questo è diritto internazionale”.