Cala la scure sovranista sulla sanità abruzzese. La ricetta del Centrodestra per ripianare il buco nero dei conti è tutta qui: tagliare con l’ascia più che con il bisturi. E per i cittadini-pazienti si prevede una batosta da 78 milioni di euro accompagnata dalla minaccia di un altro commissariamento ad appena tre anni dall’ultimo. “Ancora una volta, come unica soluzione alla bancarotta si applicano tagli trasversali che ricadranno sugli abruzzesi, invece di una seria razionalizzazione degli sprechi e l’ottimizzazione delle risorse – denuncia il vice presidente M5S del consiglio regionale, Domenico Pettinari -. Il Centrodestra in campagna elettorale sulla sanità ha promesso riaperture degli ospedali, rafforzamento dei reparti, nuove assunzioni. Oggi, alla conta dei fatti, siamo davanti ad un Piano economico lontanissimo da quelle promesse, una vera e propria mannaia per il diritto alla salute”.
Anche perché, i tagli programmati dalla Giunta guidata da Marco Marsilio (FdI), si traducono in una diminuzione dei ricoveri, meno farmaci ospedalieri (con una sforbiciata prevista di 15 milioni), meno farmaci convenzionati (altra dieta da 3,7 milioni) e dispositivi medici in dotazione ai reparti (altra strizzata da 15,2 milione), anche quelli per scopi diagnostici come Tac ed ecografi, e meno servizi ospedalieri (qui il taglio previsto è di 10,4 milioni). “È scritto nel Programma operativo per la sanità 2019/2020 che l’assessore Nicoletta Verì ha presentato – prosegue Pettinari -. Dall’esame dei documenti preparatori al Programma la tendenza è esternalizzare i servizi basilari come la spesa farmaceutica. Si prevede di demandare ad una centrale esterna le gare per l’acquisto dei farmaci sottolineando così il fallimento della centrale unica d’acquisto regionale che ne era incaricata. Per le assistenze domiciliari si preferisce inserire figure come il Care manager e il Case manager che aumentano i costi. Per i progetti di edilizia sanitaria si chiede all’esterno nonostante l’incarico la presenza di figure che in sanità regionale sono impegnate in questo settore – aggiunge il consigliere pentastellato -. Sul fronte interno spicca l’istituzione di un’Azienda del territorio che allungherà ulteriormente i processi di gestione delle Asl”.
RISCHIO TUTELA. Morale: la soluzione è inefficace. “Viene depotenziata la funzione di programmazione della Regione. I ricoveri in mobilità passiva appaiono sempre più onerosi anche per i cittadini che si curano in altre regioni. Per i pazienti in fase terminale poi la Regione non interviene – prosegue l’elenco delle criticità di Pettinari -. Le storiche carenze della Asl persistono in continuità con la gestione passata di Centrosinistra. I macchinari acquistati sono in abbandono, i grandi sprechi non vengono interrotti. Personale carente, corridoi invasi da barelle e Pronto soccorso ingolfati, abbiamo più volte suggerito le soluzioni, ma l’assessore di centrodestra come quello di centrosinistra sembra sordo e ha preferito commissionare ad una ditta esterna la redazione di un Programma operativo che non risolve i problemi, ma li acutizza”.
E non è tutto. Lunghe liste d’attesta, assistenza più carente e altri ridimensionamenti in vista oltre a quelli che rendono già difficile la vita tra ospedali depotenziati e punti nascita chiusi. “Una catastrofe annunciata per l’Abruzzo – conclude Pettinari -. E se si arriva a chiudere il 2021 con meno 70 milioni di euro c’è il rischio che si possa tornare sotto la tutela dello Stato”.