di Vittorio Pezzuto
«In movimento non ci siamo solo noi. C’è una vasta area politica e sociale alternativa alla sinistra – destra, parte del Pdl, Udc e Montezemolo – che in qualche modo non è berlusconiana e che ritiene che sia ormai giunto il momento di costruire un centrodestra che si allei a Berlusconi ma che ne prefiguri anche l’alternativa. Qualcuno deve gettare le fondamenta per un ponte che conduca al post berlusconismo». La sconfitta a suo modo storica di Gianni Alemanno e la dispersione dei voti della destra in frazioni modeste non preoccupa più di tanto Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, che non ha alcun ripensamento sulla sua scelta di costituire un nuovo soggetto politico insieme a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. «Siamo l’unico partito di centrodestra che in qualche modo sia nato in autonomia abbandonando posti sicuri, come già prima noi ha fatto Storace con la Destra. Ci offriamo come piattaforma per costruire qualcosa che per certi versi vada oltre di noi. I nostri nemici, la Repubblica in testa, ci hanno subito bollato come la “cosa nera”. Rispondo che vogliamo fare una “cosa vera” e tricolore. Nasciamo per essere democratici. In noi tutto nasce dal basso: democrazia congressuale e primarie. E il nostro Statuto prevede l’esclusione dei condannati in primo grado». Non è certo una posizione garantista. «Per nulla, lo ammetto. E non la condividerei se vivessimo una fase storica differente. Ma son convinto che abbiamo bisogno di scelte eccessive affinché la politica riguadagni una sua credibilità».
A settembre il Pdl potrebbe lasciare spazio a una nuova edizione di Forza Italia ma Crosetto si dice disinteressato alla prospettiva di un partito leggero. «I partiti devono essere pesanti. Altrimenti capita che un Pd dilaniato e distrutto vinca lo stesso le elezioni perché ha i patronati, le cooperative, i sindacati, gli iscritti. I partiti o sono un movimento di popolo oppure se nascono solo come alleanze elettorali durano al massimo cinque anni». La nuova Forza Italia cerca imprenditori che investano nelle idee e organizzino consenso sul territorio. «Mah, dico solo che in politica, più degli imprenditori, mi hanno sempre spaventato i prenditori…». Nega che la sua ambizione sia quella di costruire una destra nazionale. «È una definizione riduttiva. Siamo persone che inseguono un’idea e non una poltrona. Proponendo di stabilire nella Costituzione il blocco del 40 per cento della tassazione siamo molto più liberali di tanti altri. E difendere l’interesse nazionale di fronte a questa Europa non è operazione di destra ma di assoluto buon senso».
Crosetto si era ripromesso di giudicare nei fatti il governo Letta ma i suoi primi cinquanta giorni di vita gli sono bastati per maturare un giudizio severo: «È ontologicamente un’idea assoluta del nulla. Non ha forza politica, non ha idee, è troppo succube degli stessi poteri che hanno governato fin qui l’Italia. È fatto più per costruire ambizioni e poteri personali. Serve per i curriculum delle persone che ne fanno parte, non certo al Paese. E i suoi danni li pagheremo violentemente. Gode di una stampa ancora migliore di quella che sosteneva Monti: un centinaio scarso di persone che lucrano su questo stato di cose ma che fra pochi mesi non esiteranno a scaricarlo quando esploderanno il popolo, le aziende, il Paese tutto».