In Sicilia le beghe politiche del Carroccio finiscono in Tribunale. L’imprenditore Antonio Giudice, uno dei primi a credere nel verbo salviniano in quel di Gela, al punto da candidarsi a sindaco per le amministrative del suo paese nel 2015, ha avviato un’azione civile nei confronti del senatore Stefano Candiani. Che è di Varese, ma che nell’isola è stato designato “commissario” dallo stesso leader Matteo Salvini.
Giudice chiede di essere risarcito perché sarebbe stato destinatario di pesanti insinuazioni da parte del parlamentare leghista che in in un comunicato stampa avrebbe scritto “di un esclusivo interesse di Giudice per le poltrone”, definendolo anche un “millantatore”.
Davanti all’azione Candiani ha subito sollevato l’immunità parlamentare: secondo il suo legale si sarebbe trattato dell’esercizio di una funzione istituzionale e non di un attacco personale. Una linea che la difesa dell’imprenditore ha contestato davanti al magistrato chiamato a valutare l’azione esercitata. Il giudice valuterà se sussistano i presupposti per far valere l’immunità da parlamentare di Candiani.
Secondo il legale di Giudice non ci sarebbe alcun nesso funzionale, dato che le insinuazioni mosse dal senatore non avrebbero alcun collegamento con l’attività istituzionale. L’imprenditore e altri militanti locali della prima ora lamentano anche il fatto di essere praticamente messi alla porta, con i vertici leghisti che hanno preferito puntare su un “nuovo” corso, adesso rappresentato da due consiglieri comunali all’assise civica.