Il 48% degli italiani oggi dichiara che ci vorrebbe un “uomo forte al potere” che non debba preoccuparsi di Parlamento ed elezioni (e il dato sale al 56% tra le persone con redditi bassi, al 62% tra i soggetti meno istruiti, al 67% tra gli operai). E’ quanto si legge nell’ultimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. Ecco perché solo il 19% degli italiani parla frequentemente di politica quando si incontra. Il 76% non ha fiducia nei partiti (e la percentuale sale all’81% tra gli operai e all’89% tra i disoccupati). Il 58% degli operai e il 55% dei disoccupati sono scontenti di come funziona la democrazia in Italia.
Gli italiani si dichiarano in maggioranza contrari ance a fare un passo indietro su tre questioni che avrebbero un impatto decisivo sulla nostra presenza in Europa: il 61% dice no al ritorno alla lira (è favorevole il 24%), il 62% è convinto che non si debba uscire dall’Unione europea (è favorevole il 25%), il 49% si dice contrario alla riattivazione delle dogane alle frontiere interne della Ue, considerate un ostacolo alla libera circolazione delle merci e delle persone (è favorevole il 32%).
L’incertezza è lo stato d’animo con cui il 69% degli italiani guarda al futuro, mentre il 17% è pessimista e solo il 14% si dice ottimista. E’ quanto emerge dai dati del Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del Paese. Oggi il 69% degli italiani è convinto che la mobilità sociale è bloccata. Il 63% degli operai crede che in futuro resterà fermo nella condizione socio-economica attuale, perché è difficile salire nella scala sociale. Il 64% degli imprenditori e dei liberi professionisti teme invece la scivolata in basso. Tendenza che fa dire al 74% degli italiani che nei prossimi anni l’economia continuerà a oscillare tra mini-crescita e stagnazione, mentre il 26% è sicuro che è in arrivo una nuova recessione. Per tutti questi motivi non si è fermata la corsa alla liquidità: +33,6% di contante e depositi bancari nel decennio 2008-2018. Il 44,8% degli italiani prevede un futuro sereno per la propria famiglia, mentre la percentuale scende al 21,5% con riferimento al destino del Paese. Secondo gli italiani si dovrebbero favorire gli investimenti privati con incentivi e sgravi fiscali per le imprese (64,9%), ridurre degli impedimenti burocratici (17,2%), rafforzare degli investimenti pubblici (17,9%).
Nel corso dell’anno il 74% si è sentito molto stressato per questioni familiari, per il lavoro o senza un motivo preciso. Al 55% è capitato talvolta di parlare da solo (in auto, in casa). E secondo il 69% l’Italia è ormai un Paese in stato d’ansia (il dato sale al 76% tra chi appartiene al ceto popolare). Lo dimostra anche il consumo di ansiolitici e sedativi (misurato in dosi giornaliere per 1.000 abitanti) è aumentato del 23% e gli utilizzatori sono ormai 4,4 milioni (800.000 di più di tre anni fa). Il 75% degli italiani non si fida più degli altri, il 49% ha subito nel corso dell’anno una prepotenza in un luogo pubblico (insulti, spintoni), il 44% si sente insicuro nelle vie che frequenta abitualmente, il 26% ha litigato con qualcuno per strada.
Solo il 21% degli italiani crede che solo i giornalisti siano in grado di raccontare i fatti con completezza e serenità di giudizio, e si informano prevalentemente tramite telegiornali (65%), giornali radio (20%) e quotidiani (14,8%). Gli utenti più compulsivi dei social network invece scelgono Facebook (46%) come seconda fonte, poco lontano dai telegiornali (55,1%), e apprezzano i siti web di informazione (29,4%). Si informano tramite tutti i principali media (audiovisivi, a stampa e digitali) il 35,5% degli italiani, e sono in prevalenza 30-44enni (41,5%), seguiti da chi ha tra i 45 e i 64 anni (39%). I più giovani che utilizzano tutti i media eccetto quelli a stampa arrivano al 52,8%, nettamente al di sopra del 38% riferito alla popolazione totale.