Com’era logico aspettarsi, il discorso di Giuseppe Conte sul Salva Stati ha acceso il dibattito politico. Quasi fosse una partita di calcio, assistiamo allo scontro tra due distinte tifoserie che, tra interventi al vetriolo in Aula e post sui social, si sono sfidate senza esclusione di colpi. Del resto era inevitabile che andasse così sia per la particolarità del nostro Paese che vive in una perenne campagna elettorale, che per l’acceso intervento del premier che ha pesantemente criticato le opposizioni ree, a suo dire, di aver creato vere e proprie fake news.
La prima a rispondere è stata la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che alla Camera ha tuonato: “Presidente Conte, se non ci fossero in mezzo i soldi degli italiani mi sarei divertita ad ascoltarla. Ha letto 40 minuti di resoconti parlamentari per contraddire quello che ha fatto il suo governo, smentire il suo governo”. Un intervento ruvido con cui la deputata, da sempre contraria al Salva Stati, lancia l’affondo nei confronti di Conte: “Ma perché non dice le stesse cose a Di Maio che sostiene le nostre stesse tesi?”.
Parole, queste, che fanno pensare a tensioni tra premier e leader grillino, nonostante le reciproche smentite, che per qualcuno sono state confermate anche dal gesto del pentastellato che a fine seduta ha lasciato l’Aula senza salutare Conte. Poco importa se poco prima del discorso in Parlamento, Di Maio, in modo chiaro e semplice, ha spiegato che non c’è alcun attrito con il Capo del Governo.
ALL’ARREMBAGGIO. Ma il momento clou della giornata è stato quando la palla è passata al Senato e sono scesi in campo gli altri big della politica italiana, tra cui il Capitano. Una frase fatta dopo l’altra, Matteo Salvini non le ha mandate a dire: “Non intendo rispondere agli insulti, noi rispondiamo col lavoro. Gli italiani da un presidente del Consiglio si aspettano risposte, mi spiace per lei perché vive male, chi vive di minacce e insulti passa una grama vita”. Toni aspri, mascherati con un sorriso, con il leader leghista che ha risposto a Conte secondo il quale l’accordo sul Mes è stato ampiamente discusso dal precedente governo dove Salvini aveva il ruolo di vicepremier. Una critica particolarmente indigesta al Capitano che a riguardo, nel suo intervento, si è limitato a dire che “sui banchi del governo qualcuno sta mentendo”.
SCRICCHIOLI PESANTI. Ma se l’opposizione si è mostrata compatta, a scricchiolare è la maggioranza. Già perché i grillini, come emerso nei giorni scorsi e confermato ieri in tarda serata al termine di un summit alla Farnesina, non sono tutti convinti dall’accordo e dalle parole di Conte. Una posizione critica ma non di rottura che è stata affermata direttamente da Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e leader Cinque Stelle, con una breve nota in cui si legge che: “Nel suo intervento alla Camera il presidente del Consiglio ha messo a tacere falsità e fake news diffuse dalle opposizioni in questi giorni, il che restituisce dignità al dibattito politico in corso” ma “il Movimento 5 Stelle oggi più che mai è compatto di fronte alla necessità di dover rivedere questa riforma che, ad oggi, presenta criticità evidenti”.