I risparmi degli italiani sono in pericolo, l’Europa più matrigna che madre è pronta a impossessarsene e la rapina è stata resa possibile da un presidente del Consiglio che, di nascosto e persino di notte, ha firmato un trattato contro il suo popolo. Un racconto del genere, su un sistema come il Mes di cui i più non conoscevano fino a pochi giorni fa neppure l’esistenza e di cui attualmente poco comprendono, è uno spot irresistibile. Una di quelle notizie che prendono subito alla pancia, che provocano odio verso il Governo di turno, ottime per dare una spallata a Palazzo Chigi e per offuscare l’immagine di un premier in cui la gente crede. Matteo Salvini l’ha capito bene. Senza il minimo imbarazzo per aver in precedenza avallato proprio il tanto contestato trattato, ha fatto così diventare un simile racconto un caso, mobilitando piazze reali e soprattutto virtuali. Le bugie però hanno le gambe corte. Dovrebbero saperlo anche i leghisti che davano del Pinocchio a Giuseppe Conte. E Conte in aula, alla Camera e poi al Senato, quelle bugie le ha smontate una ad una.
L’AFFONDO. Come già fatto dopo la crisi di governo aperta da Salvini in agosto dalla spiaggia del Papeete, il premier ha sottolineato nuovamente la spregiudicatezza del leader della Lega e l’assenza di rispetto da parte delle istituzioni. Conte ha affermato che se le accuse a lui mosse dalla Lega fossero vere “saremmo di fronte alla massima ferita, al più grave vulnus inferto alla credibilità dell’autorità di Governo”. Tanto da indurlo alle dimissioni immediate. Ma se le accuse sono false e finalizzate solo a confezionare uno spot allora la situazione è completamente diversa. Sarebbero “la prova che chi ora è all’opposizione e si è candidato a governare il Paese con pieni poteri, sta dando prova, e purtroppo non sarebbe la prima volta, di scarsa cultura delle regole e della più assoluta mancanza di rispetto delle istituzioni”. Di più: accuse “indice della forma più grave di spregiudicatezza, perché pur di lucrare un qualche effimero vantaggio finisce per minare alle basi la credibilità delle istituzioni democratiche e la fiducia che i cittadini ripongono in esse”.
PERCORSO TRASPARENTE. In realtà del Mes il premier ha sostenuto e documentato di aver sempre informato sia i membri del precedente Governo, tra cui lo stesso Matteo Salvini, che il Parlamento e di non aver mai incontrato obiezioni sulla posizione assunta dall’Italia per arrivare alla riforma del Salva Stati. “Le accuse mosse in questi giorni da alcuni esponenti delle opposizioni su temi così importanti per l’interesse nazionale, sono completamente false”, ha sottolineato il presidente del Consiglio. Il premier ha poi ricordato che chi oggi grida allo scandalo, come il senatore leghista ed economista Alberto Bagnai, è lo stesso che proprio per il lavoro svolto sul Mes gli fece i complimenti. “Il negoziato ha conosciuto molti passaggi critici, dove alcune proposte di modifica in senso peggiorativo per i nostri interessi nazionali sono state respinte, dietro la forte indicazione politica dell’Esecutivo e grazie anche al contributo decisivo del Parlamento”, ha aggiunto. Conte ha infine assicurato che sul Salva Stati tornerà a riferire in Parlamento sullo stato della trattativa dopo l’11 dicembre, quando farà le comunicazioni sulla posizione italiana sul Mes nell’ambito del Consiglio europeo.