“Senza un accordo su come accelerare il processo diventa inevitabile il rinvio della legge di Bonafede sulla prescrzione”. Non usa giri di parole il vicesegretario Pd Andrea Orlando (nella foto), ma quanto afferma è in realtà già previsto nel decreto approvato dallo scorso governo, quello gialloverde. Il vero nodo politico rimane, cioè il fatto che quello della prescrizione è un tema delicato in casa 5Stelle, già alle prese con la difficile situazione nelle regioni e i malumori dei gruppi parlamentari. Abdicare anche su questo punto, in questo momento per i pentastellati non sarebbe auspicabile, per usare un eufemismo.
Detto questo, l’ex Guardasigilli nega la possibilità che sulla giustizia si consumi uno scontro tale da generare una crisi di governo “Non vedo questo rischio anche perché fin dall’inizio sapevamo che c’erano distanze, quindi non c’è neppure alcuna sorpresa”, ma tiene a precisare: “Il problema non è se io sono garantista, e lui (Alfonso Bonafede, ndr) forcaiolo. A me interessa l’equilibrio del processo. Se la prescrizione viene bloccata dopo la sentenza di primo grado, lo Stato si deve assumere l’onere di garantire ai cittadini tempi certi del processo”. Quello di garantire tempi certi era un aspetto già emerso nelle discussioni che avevano affrontato i due ex alleati – M5S e Lega –, che avevano subordinato l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione all’approvazione della riforma del processo penale.
“Non possiamo tenere 60 milioni di italiani ostaggio per anni e anni in processi che si sa quando iniziano ma non quando finiscono”, era il leit motiv di Matteo Salvini all’epoca, con Giulia Bongiorno che definiva la legge di Bonafede come una “bomba atomica” sui processi. In piena sintonia con quello che è stata da sempre la posizione di Forza Italia. Dagli azzurri, in particolare dal parlamentare forzista Enrico Costa, arriva infatti un disegno di legge presentato in commissione Giustizia per chiedere la cancellazione totale della riforma sulla prescrizione. Sull’eventualità che il partito Democratico possa votare la proposta di Costa, l’ex ministro Orlando se ne lava le mani e scarica la responsabilità sui gruppi parlamentari: “È una valutazione che non abbiamo ancora fatto e che dovrà essere fatta dai gruppi. Io credo che non sarebbe opportuno. Ma anche questo dovrebbe spingere la maggioranza a trovare una linea comune. Perché non conviene arrivare a discutere la riforma senza una linea comune”.
Per cercare di andare incontro alle richieste di Pd e Italia Viva che chiedevano vi fosse una distinzione “tra assolto e condannato“, Bonafede ha proposto agli alleati la possibilità per gli assolti in primo grado di beneficiare di una corsia preferenziale in secondo grado: una “trattazione urgente” degli appelli per gli assoltii ed ha anche proposto un accesso agevolato agli indennizzi per l’irragionevole durata dei processi previsti dalla legge Pinto. Il Pd però ha rifiutato entrambe i correttivi, per Orlando “Le cosiddette corsie preferenziali non funzionano,noi abbiamo fatto delle controproposte. Poi sono arrivate quelle di Bonafede che consideriamo non ancora sufficienti”. Insomma, un nodo tutto da sciogliere.