“Mi sembra evidente che non si possa parlare di occupazione, si tratta solo di un’intervista. Ben altra cosa è l’occupazione, quella sì, che ha fatto la Lega in Rai”. Così Francesca Flati, capogruppo del Movimento 5Stelle in Commissione di Vigilanza Rai, commenta le dure parole del collega leghista Massimiliano Capitanio, che ha parlato di “occupazione” di Uno Mattina, su Rai Uno, da parte dei pentastellati per un’intervista al ministro Luigi Di Maio.
“E’ noto che il conduttore del programma, Roberto Poletti, sia il biografo di Matteo Salvini e sia molto vicino alla Lega, non possiamo certo mettere sul piatto un’intervista con un’occupazione reale di interi spazi di intrattenimento e di informazione nella prima rete del servizio pubblico. Direi che è una polemica pretestuosa che lascia il tempo che trova”.
Polemiche a parte, quello dell’occupazione della Rai da parte dei partiti è però un fatto…
“Il Movimento 5Stelle ha sempre lavorato per trovare una soluzione e un’alternativa. Già nella scorsa legislatura l’allora presidente della Commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico aveva presentato un progetto di legge che è stato riproposto in questa legislatura al Senato da Primo Di Nicola e alla Camera da Mirella Liuzzi che sostanzialmente vuole spezzare il legame fra la politica e la Rai, che oggi è rappresentato sostanzialmente dalla nomina dei membri del Cda dell’azienda da parte di Parlamento e Governo. La nostra proposta di legge prevede che la governance Rai venga nominata dall’AgCom (Autorità per la garanzia delle comunicazioni, ndr), dunque da un organismo indipendente e non dai partiti, il passaggio parlamentare sarà solo di ratifica. Cambiando completamente il meccanismo, la Rai potrà finalmente avere una funzione di servizio pubblico nel rispetto del pluralismo e senza l’intrusione della politica”.
Però anche i quattro commissari dell’Autorità sono eletti dal Parlamento, mentre il presidente è proposto direttamente dal presidente del Consiglio, d’intesa col ministro dello Sviluppo economico. Non è proprio indipendente dalla politica, non trova?
“Sì ma il meccanismo di selezione, previa una chiamata pubblica, sarà molto stringente e basato sulla scelta di curriculum di comprovata esperienza e terzietà, nel disegno di legge è prevista una procedura secondo la quale l’AgCom dovrà individuare i profili migliori e inattaccabili e poi provvedere ad un’estrazione fra questi. Quest’ultima è una procedura su cui ancora stiamo facendo delle valutazioni, peraltro andrà condivisa con gli altri partiti e il convegno organizzato a Palazzo Giustiniani dal vicepresidente Di Nicola la scorsa settimana per discutere di riforma della governance Rai è stato un primo step in questo senso. I membri del Cda passerebbero da 7 a 5 e fra questi verrebbe eletto l’Ad. Quindi il percorso è totalmente diverso dall’attuale, con una presenza della politica molto molto meno invasiva se non del tutto annullata”.
Considerando che la Rai è da sempre “terreno di conquista” per la politica, pensa che gli altri partiti vi seguiranno su questa strada?
“Sicuramente si tratta di una riforma epocale che si andrebbe ad abbinare all’altra importante novità: il Piano Industriale recentemente approvato, proposto dall’attuale Ad Fabrizio Salini. Il combinatio disposto di questi due elementi sarebbe una bella sferzata all’attuale assetto, una rivoluzione. Per quanto riguarda gli altri partiti, mi sembra che il feedback sia buono, già da parte di Antonello Giacomelli, che ha partecipato al convegno sopra citato in rappresentanza del Partito Democratico, c’è stata una significativa apertura su questo tema e, tra l’altro, ha mostrato di condividere anche un nostro storico cavallo di battaglia: rendere una rete Rai del tutto priva di pubblicità”.