Il deputato e tesoriere della Lega, Giulio Centemero, ha annunciato querele contro chi ha messo in relazione i bond di ArcelorMittal acquistati dal Carroccio e il caos di queste ore che stanno vivendo migliaia e migliaia di lavoratori dell’ex Ilva. E bene ha fatto: è evidente che i due fatti siano assolutamente slegati. Anche perché, come ha precisato lo stesso Centemero, quei bond sono stati venduti nel 2015, quattro anni fa. Ma resta un fatto: acquistare bond per 300mila euro rivela una precisa tipologia di operazioni finanziarie, dietro cui difficilmente si immagina un partito. E invece la Lega ci ha abituato anche a questo: portare avanti operazioni finanziarie con, presumibilmente, soldi pubblici e non privati. Particolare, questo, che per quanto legittimo non può essere derubricato a dettaglio di poco conto.
UNA STORIA INFINITA. Ma d’altronde il Carroccio è così: in fatto di soldi e bilanci – e lo dice la storia del partito – non ha brillato e continua a non brillare. La lunga storia della Lega (che, lo ricordiamo, è la formazione politica più “vecchia” della Repubblica italiana) annovera non solo operazioni finanziarie e giochi di borsa, ma anche avventati e singolari acquisti. Impossibile non citare, ad esempio, la famigerata cartella “The family” che gli inquirenti trovarono in Via Bellerio ai tempi della gestione Bossi (e per la quale è stato condannato l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito). In quella cartella erano riportate tutte le spese fatte dal partito per la famiglia Bossi “sfruttando” i rimborsi elettorali: 10mila euro per l’operazione di rinoplastica del figlio di Umberto Bossi, Sirio, le multe dell’altro figlio Renzo, soprannominato “Trota”, e le spese per la ristrutturazione della casa di Gemonio.
Alcune pagine della cartellina erano poi dedicate all’Università albanese Kriistal di Tirana, dove Renzo aveva ottenuto il diploma di primo livello in “Gestione aziendale”. Tutto questo materiale investigativo, come si sa, ha consentito ai pm di ottenere la condanna e il sequestro dei fondi custoditi sui conti della Lega. Il 4 settembre 2017 la Procura “otteneva – si legge nei documenti – dal Tribunale l’emissione di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta nei confronti della Lega” di una somma pari a 48 milioni 969mila 617 euro. Arrotondando: quei 49 milioni di euro spariti nel nulla e che aggiungono un altro oscuro tassello nella storia economico-finanziaria del partito oggi retto da Matteo Salvini.
Per non parlare, ancora, dei diamanti, dei lingotti e degli investimenti in Tanzania. È il 2012 quando Belsito, ormai ex tesoriere, riconsegna alla Lega undici diamanti e dieci lingotti, facendoli trasportare da Genova a Milano nel bagagliaio della A6 prima a disposizione di Renzo Bossi. L’autista, il collaboratore leghista Paolo Cesati, arriva a via Bellerio e consegna l’automobile, direttamente. Ma anche andando a ritroso si trovano stramberie curiose. Tra i disastri finanziari negli anni Novanta, impossibile non ricordare il fallimento della banca leghista Credieuronord, e le operazioni del tesoriere di allora Maurizio Balocchi, col fallito tentativo di costruire un villaggio turistico nell’Istria croata: 14 ettari, 180 appartamenti, albergo, piscina, centro benessere. Cento militanti padani sottoscrissero le azioni della Ceit srl, che doveva realizzare il tutto.
Tutto si concluse con un crack e seguente inchiesta per bancarotta. E così arriviamo ad oggi: nuova inchiesta che scalfisce la Lega. Questa volta al centro c’è Gianluca Savoini, vicino proprio a Salvini, indagato per corruzione internazionale, per un presunto giro di mazzette con la Russia. La Lega non finirà mai di stupirci.
Bond comprati e rivenduti nel 2015
Tutto parte da una dichiarazione del viceministro 5Stelle allo Sviluppo Economico, Stefano Buffagni che ha accusato Matteo Salvini e la Lega di aver investito 300mila euro in bond di ArcelorMittal. Immediata la replica del leader della Lega: “Io querelo poco e niente, ma oggi un po’ di gente la querelo, visto che dicono che abbiamo azioni o bond di ArcelorMittal: roba assolutamente fantasiosa. Noi facciamo una battaglia in difesa di un’azienda fondamentale per l’industria italiana, non perché abbiamo azioni o bond di qualcuno, quindi da Di Maio in giù, da Repubblica in giù, quereliamo tutti quelli che dicono il falso”.
Ci pensa poi il tesoriere della Lega, Giulio Centemero a puntualizzare: “I bond da 300mila euro di ArcelorMittal sono stati acquistati dalla Lega Nord nel 2011 e presi in carico su un fondo titoli di Unicredit il 10 luglio 2011. Ho provveduto alla dismissione di tutti i titoli nel 2015 e in particolare quello in oggetto a gennaio. Tutta la gestione titoli – spiega – è stata effettuata nel rispetto della legge sul finanziamento pubblico ai partiti (96/2012). Le frottole inventate in proposito in queste ore da certi esponenti politici sono solo una scusa meschina per coprire il proprio fallimento. In ogni caso, le querele sono già pronte”.
Resta comunque, al di là degli aspetti tecnici, il fatto politico che Luigi Di Maio continua a cavalcare in barba alle minaccia di querela: “Come era quella storia? Sovranità e poi i leghisti vanno a comprare i titoli delle multinazionali che minacciano lo Stato di voler mettere in mezzo ad una strada migliaia di lavoratori?”. (L.T.)