È la fine di un calvario per i tanti fuoriusciti da quella che per molti è stata una vera e propria setta. Parliamo del Forteto, la comunità sorta nel Mugello alla fine degli anni ‘70, fondata da Rodolfo Fiesoli, “il Profeta” come si faceva chiamare. Una comunità che in Toscana per anni è stata ritenuta esempio di un modello pedagogico alternativo ed encomiabile. Ma in realtà lì si nascondeva un vero e proprio inferno, fatto di abusi su minori, maltrattamenti e vessazioni.
Dopo un infinito calvario giudiziario cominciato nel 2011, ieri è arrivata la parole fine con la Cassazione che, rigettando il ricorso dei legali di Fiesoli, ha confermato la sua condanna per abusi su minori a 14 anni e 10 mesi di carcere. Tra i tanti che hanno commentato la sentenza, il deputato di Forza Italia Stefano Mugnai, senza ombra di dubbio il primo che ha preso a cuore questo scandalo presiedendo già nel 2012 la prima commissione d’inchiesta regionale sul Forteto.
“Per le vittime, i bambini di allora, questo punto fermo costituiva la condizione indispensabile per poter guardare avanti sentendosi legittimati nei patimenti subiti. Per gli aguzzini e in particolare per Rodolfo Fiesoli, auspichiamo sia finalmente giunto il tempo che sia messo in condizione di non nuocere più”, commenta Mugnai. Che ora si augura che la commissione d’inchiesta parlamentare, dopo vari e incomprensibili stop, possa finalmente partire. Perché oltre a quella d Fiesoli ci sono altre responsabilità (istituzionali questa volta) che vanno chiarite e documentate.
Dopo la sentenza, la scorsa notte, il “Profeta” si è costituito dai carabinieri a Padova. Prima notte di carcere a Sollicciano anche per Daniela Tardani, condannata in via definitiva a 6 anni e quattro mesi insieme a Fiesoli. La donna, una delle madri affidatarie del Forteto, si è presentata ieri sera dai carabinieri di Borgo San Lorenzo (Firenze).