di Andrea Koveos
Risorse strappate all’agricoltura e dirottate su una decina di enti inutili che dipendono ancora dal ministero di Nunzia Di Girolamo. Soldi preziosi che servirebbero a rilanciare un settore in difficoltà e che invece vengono impiegati per foraggiare carrozzoni senza più alcuna competenza in materia. Passano i governi e pure i ministri ma gli ultimi intoccabili santuari dello spreco resistono a tutto, perfino alla spending review.
Strutture finite, però, nel mirino della Corte dei Conti. E’ il caso dell’Ente nazionale Risi, che nel 2011 ha subito un segno negativo per oltre 360 mila euro e ha mostrato nel 2012 un peggioramento con un saldo negativo di un 1 milione e 500 mila euro per spese relative all’Expo. Scorrendo la relazione si scopre che alcuni di questi enti tengono molti soldi al caldo delle banche. Sempre l’Ente nazione Risi ha una liquidità di oltre 18 milioni di euro con un patrimonio quantificabile intono agli 11 milioni di euro. Somme bloccate senza alcuna finalità pratica. Inspiegabile.
Non è sfuggito ai magistrati contabili neppure l’Istituto nazionale di economia agraria (Inea). Il giudizio è spietato, ma andiamo per odine: “l’affidamento di incarichi di collaborazione a professionalità esterne registra un considerevole aumento; la consistenza dei residui attivi e passivi resta elevata nonostante la cancellazione disposta per quelli ritenuti non più esigibili o insussistenti; il ricorso all’indebitamento è un fenomeno in crescita; il conto economico chiude il 2011 con un disavanzo di un milione e 778 mila euro”.
Capitolo a parte merito l’ Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), che sempre secondo la Corte dei Conti si è macchiata di molte inefficienze gestionali e situazioni imbarazzanti come alcune fatture “non onorate che hanno fatto emergere procedimenti e comportamenti non trasparenti in relazione alla circostanza che fatture ricevute e protocollate siano rimaste per mesi contabilmente non registrate”. C’è di piu. Ma non bisogna dimenticare le uscite delle società partecipate: Sin Spa (Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura), Agencontrol Spa, Telaer Srl (Elaborazione e restituzione di prodotti derivanti da telerilevamento avanzato da aereo e da satellite) Consorzio Anagrafi Animali (Co.An.An.) e Agripart Spa. Sigle sconosciute che però hanno un costo elevato per lo Stato. Quanto: solo per gli organi istituzionali, presidenti e cda se ne vanno oltre 2 milioni e 700mila euro. Ovviamente vanno considerati anche i premi di produzione. Premi le cui motivazioni lasciano dei dubbi se è vero come certifica ancora la Corte che appare “evidente la impossibilità di Agea, per mancanza di liquidità, di far fronte al pagamento dei residui passivi. Tali problemi di liquidità potranno attenuarsi (o trovare soluzione)se alla fine del primo semestre 2013 si concretizzerà l’atteso rimborso Iva, quasi 103 milioni di euro.
Ma la lista delle strutture non particolarmente brillanti è ancora lunga: dal Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale (Dipeisr articolato in due Direzioni Generali) al Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare e della pesca. E ancora: il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in agricoltura (Cra), l’Istituto di Servizi per Mercato Agricolo Alimentare (Ismea), l’Istituto Sviluppo Agroalimentare Spa. (Isa), l’Agenzia per lo Sviluppo del Settore Ippico (Assi). Decine di organismi ma ne basterebbero tre: uno per il controllo, uno per lo sviluppo e uno per la ricerca. E basta.