Dopo la pesante sconfitta di domenica in Umbria all’interno della maggioranza giallorossa è tempo di bilanci. Per il Movimento 5 Stelle, quello che ne esce con le ossa rotte più di chiunque altro, il “patto civico” per le regionali è saltato, per il premier Giuseppe Conte il voto non incide sul governo “ma serve più spirito di squadra”. Il Pd, con il suo 22% ha tutto sommato retto. Ma perde un territorio che ha sempre governato e “il dato va comunque inserito all’interno di una sconfitta” ammette il deputato e responsabile nazionale Riforme del Partito Democratico Emanuele Fiano. “L’Umbria aveva delle condizioni particolari che tutti conoscevamo, cioè l’inchiesta giudiziaria per cui traumaticamente si è interrotta la presidenza di quella Regione. È evidente che ciò ha influito in particolar modo sul voto degli elettori 5 stelle, i cui consiglieri regionali hanno peraltro denunciato quella situazione che ha portato alle caduta della giunta”.
E’ d’accordo con Conte sul fatto che non ci saranno ripercussioni sul governo centrale?
“Trovo impossibile e scorretto addossare questa sconfitta ad un governo che è in campo da 40 giorni anche perché gli effetti della manovra che sostanzialmente è il frutto di questi 40 giorni, sono ancora da chiarire. Nelle ultime ore sono arrivate delle modifiche importanti come ad esempio il fatto che la cedolare secca sugli affitti è rimasta invariata al 10%”.
Rispetto alla manovra, teme che la sconfitta in Umbria crei ulteriori divisioni nella maggioranza?
“No, secondo me è il contrario e lo vedo già da queste ore. Le quattro forze che compongono questo governo Pd M5S, Italia Viva e Leu possono trarre dalla lezione umbra un insegnamento, cioè che un’alleanza ha senso solo se tutti si impegnano a rafforzarla, una volta espressi i tuoi pareri e le tue proposte devi comunque lavorare in un’unica direzione. La legge di stabilità, che è la prossima fondamentale prova che ci attende, deve essere condivisa senza polemiche. E mi pare che in queste ore si stiano sistemando alcuni punti che erano rimasti in sospeso. Nella difficoltà oggettiva in cui si trova il Paese abbiamo investito sul cuneo fiscale, sulla famiglia per cui sono previsti 600 milioni extra, sulla riconversione verde”.
L’Umbria non sarà l’Ohio italiana, potrebbe esserlo l’EmiliaRomagna dove si voterà il 26 gennaio prossimo?
“Sono ottimista perché le amministrative si basano molto anche sulla valore e sul radicamento del candidato e il nostro Stefano Bonaccini viene da cinque anni di buon governo, il suo buon lavoro è riconosciuto, ha ricevuto una lettera di 2/3 dei sindaci della regione che, nonostante non siano tutti del Pd, appoggiano la sua candidatura”.
Il vicesegretario del suo partito, Andrea Orlando, ha dichiarato che nel Pd urge un Congresso. Condivide?
“Sì, senza mettere il carro davanti ai buoi però. Penso che a questo partito serva un appuntamento per ragionare su due fatti abbastanza clamorosi che sono successi negli ultimi mesi: il cambiamento di ruolo del Pd che adesso è al governo e la scissione di Matteo Renzi che ha dato vita ad un suo partito,Italia Viva. Serve un momento di confronto forte nel partito anche se la priorità adesso rimane l’impegno di tutti per la campagna elettorale che ci attende in Emilia Romagna”.
La sconfitta alle Regionali in Umbria è stata in parte attribuita dal segretario Nicola Zingaretti a Renzi e Calenda, che ne pensa?
“Non penso che questo sia il momento di assegnare responsabilità, penso che sia il momento di costruire insieme, peraltro Italia Viva appoggerà Bonaccini in Emilia Romagna. Guardiamo avanti”.