di Fabrizio Gentile
L’indagine era cominciata sulla base di elementi emersi dall’inchiesta avviata a Firenze sulla costruzione della scuola dei marescialli. Parte degli atti poi fu trasferita poi sia a Perugia sia a Roma.
Bertolaso, che per lungo tempo fu considerato un eroe per la celerità con cui organizzò i soccorsi, in particolare per il terremoto aquilano, diventò così improvvisamente l’uomo che speculava sulle tragedie, quello che gestiva “pro domo sua” i Grandi eventi. Una gogna mediatica parallela ai problemi giudiziari. Lui ha sempre raccontato un’altra verità, e ieri davanti al Giudice per l’udienza preliminare ha difeso le proprie scelte. Bertolaso è accusato, assieme ad altre 17 persone, di corruzione nel processo giunto a Roma per competenza dopo le indagini svolte dalla procura di Perugia.
La linea difensiva
‘’Non è vero che il 23 settembre 2008 – ha spiegato – presi una tangente di 50 mila euro dall’imprenditore Diego Anemone. Non solo – spiega l’ex capo della Protezione civile – non ho mai favorito nel sistema di assegnazione di appalti per il G8, ma credo di averlo anche fortemente penalizzato quando, dopo il terremoto in Abruzzo, si decise di spostare il vertice dalla Maddalena all’Aquila’’, ha aggiunto. “Mai adottato scelte svantaggiose per la pubblica amministrazione: mi sono sempre battuto contro la levitazione dei costi e per una loro riduzione”.
Le intercettazioni
Dalle intercettazioni del Ros dei carabinieri emerse fin da subito, per l’accusa, come la “cricca” avesse influenzato alcuni dei maggiori appalti degli ultimi anni, dai Mondiali di nuoto a Roma del 2009 al G8 della Maddalena, fino alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ma bertolaso ribatte colpo su colpo: “Quando dopo il terremoto in Abruzzo, si stabilì con un decreto di trasferire all’Aquila il vertice che si doveva tenere alla Maddalena – ha rivelato -, si decise anche di sospendere, a partire dal mese precedente, i pagamenti dei lavori avviati in quella primavera: ebbene, Anemone si lamentò al telefono con altri che questa decisione adottata dalla Presidenza del Consiglio gli procurò un danno di 50 milioni di euro che erano il guadagno di due mesi di lavoro, maggiorati del 30%”. Bertolaso ha detto la sua pure sulle frequentazioni presso il Salaria Sport Village, struttura riconducibile sempre all’imprenditore Anemone. “Ci andavo perché avevo bisogno di alcuni massaggi di fisioterapia. Basta acquisire la risonanza magnetica della mia colonna per capirlo. è tutto fuori da ogni logica, assurdo”.