“Un conto è il legittimo ricorso all’Agcom: se la Lega ha da lamentarsi si accomodi pure. Altra cosa, invece, è il tentativo di imbavagliare l’informazione della Rai e i giornalisti del servizio pubblico, come il Centrodestra, e in particolare il Carroccio, sta provando a fare con la vicenda Report”. Una vicenda che, secondo il vicepresidente M5S della commissione di Vigilanza, Primo Di Nicola, rilancia con urgenza il tema della riforma della Rai per recidere, una volta per tutte, quel cordone ombelicale tra la politica e la tv di Stato, alla base della lottizzazione selvaggia e delle continue entrate a gamba tesa dei partiti che hanno segnato la storia del servizio pubblico.
Che idea si è fatto delle polemiche scatenate dalla puntata di Report sui legami tra la Lega e la Russia?
“Che le interferenze politiche sul servizio pubblico non sono più sostenibili né giustificabili in una Rai che vuole stare sul mercato”.
La Lega lamenta una violazione della par condicio…
“Qui stiamo parlando di una grande inchiesta giornalistica sulla tentata corruzione internazionale, che coinvolge uomini legati al Carroccio e oligarchi russi, attraverso una commessa petrolifera miliardaria. Un’inchiesta realizzata da una trasmissione del servizio pubblico che il Centrodestra e la Lega vorrebbero imbavagliare impedendo addirittura la messa in onda della seconda puntata. Non vedo diritti della Lega violati, ma piuttosto un attacco intollerabile alla libertà di informazione di fronte al quale invito tutti i giornalisti Rai a fare fino in fondo il proprio lavoro, informando i cittadini su questa come su qualunque altra vicenda di interesse pubblico”.
E come se ne esce?
“Non ci sono mezze misure. Occorre riformare la governance della Rai, avviando al più presto in Parlamento l’iter di una legge che metta una volta per tutte fine a questo rapporto malato tra politica e informazione nel servizio pubblico”.
Una riforma ciclicamente proposta che nessuno è riuscito ad attuare…
“Negli ultimi dieci anni sono stati depositati in Parlamento diverse proposte di legge che vanno in questa direzione. Come quelle di Tana De Zulueta, presentato peraltro sotto la spinta di una petizione popolare ed elaborato da esperti della materia, e di Paolo Gentiloni. Senza contare, tra le più recenti, quella formulata nella passata legislatura dall’attuale presidente della Camera, Roberto Fico, che io stesso mi sono fatto carico di ripresentare al Senato. Tutte proposte che perseguono di fatto un obiettivo comune”.
E quale sarebbe?
“Mettere alla guida di Viale Mazzini un organismo autonomo elettivo, espressione di competenze in grado di amministrarla e metterla al riparo da ogni interferenza politica nel solco del tanto osannato modello anglosassone. Certo, occorrerà trovare una sintesi tra le diverse proposte. E il convegno da me organizzato l’8 novembre al Senato potrebbe essere l’occasione per riuscirci”.