L’unica nota positiva è che, finalmente, dopo anni e anni di attesa l’anagrafe dell’edilizia scolastica è realtà. Le tante note negative, invece, dipingono una realtà inquietante, specie se si pensa che i 40mila istituti scolastici, ovviamente, sono frequentati da ragazze e ragazzi che mai penserebbero di uscire di casa per entrare in istituti molto spesso non sicuri. Questo è il quadro tracciato dal portale del ministero dell’Istruzione che, come detto, ha chiuso un lavoro cominciato tempo fa e che – si pensi – doveva essere ultimato entro il 31 dicembre 2015. Poi, come spesso accade in Italia, si è andati avanti di proroga in proroga, di dati parziali in dati parziali finché, appunto, in questi giorni il ministro (nella foto) Lorenzo Fioramonti (ovviamente, non solo per merito suo essendo arrivato solo da pochi mesi) ha presentato un progetto che si può definire effettivamente trasparente e completo.
LO STATO DI SALUTE. A questo punto, i numeri: in Italia si contano 40.160 edifici attivi, cui si aggiungono 3.042 istituti chiusi per inattività e altri 34 chiusi a causa di calamità come il terremoto. Ma qual è lo stato di salute degli istituti cosiddetti “attivi”? Certamente non positiva. Da qualunque lato lo si osservi. Per dire: gli edifici scolastici “progettati o successivamente adeguati alla normativa tecnica antisismica” sono soltanto 5.117. Una miseria. Al di là di una manciata di scuole che non hanno comunicato il dato, infatti, sono addirittura 34.906 le scuole che, di fatto, non sono antisismiche. E in quale regione si registra la situazione peggiore? Non ci si crederà, ma è la Lombardia. Leggere per credere: su 5.669 scuole solo 209 risultano essere state progettate secondo la normativa antisismica. In percentuale: il 3,6%. Ma tanti fanno anche peggio: oltre la metà degli istituti non ha neanche il certificato di agibilità. In pratica, oggi in Italia ci sono 21.609 scuole che pullulano di ragazzini senza che ci sia alcun documento che attesti se quell’istituto è agibile o meno.
FUORI-LEGGE. È importante chiarire un dettaglio: questi dati testimoniano non solo l’incredibile negligenza delle istituzioni che, per mancanza di soldi, preferiscono tagliare anche su tematiche sociali, ma documentano in maniera chiara e lampante come lo stesso Stato finisca con l’essere fuori-legge. Un esempio su tutti: è 5 novembre 1971, quando entra in vigore le legge n. 1086, che dice una cosa chiara: il certificato di collaudo statico è obbligatorio per gli edifici in cemento armato. Domanda: a distanza di quasi 40 anni la legge sarà rispettata? Niente affatto. Al di là di 788 edifici che non sono in cemento armato, i numeri dell’anagrafe del Miur dicono che 21.591 hanno tale certificato, mentre 15.524 non hanno mai “affrontato” alcun collaudo, con picchi importanti nel Lazio (2.098 scuole), in Sicilia (1.893) e ancora una volta in Lombardia (1.431).
NESSUN PIANO. Stessa identica cosa dicasi per il Certificato di Prevenzione Incendi, diventato obbligatorio dal 1992 per gli istituti pubblici. Anche qui, però, i dati raccontano una realtà negativa: 9.824 dispongono del documento; oltre 23mila ne sono sprovvisti. E se ci fosse un qualsiasi tipo di emergenza? Ci sarà almeno un Piano evacuazione, come prevede anche in questo la legge? Non sempre: sono oltre 7mila gli istituti scolastici che non sanno forse neanche cosa sia. E intanto si fanno lezioni. Come se tutto fosse normale.