Correva l’anno 2009 e due giovani politici rampanti ma ancora quasi sconosciuti al grande pubblico, si incontrarono la prima volta in uno studio tv, ad Omnibus su La7. Uno era un deputato milanese della Lega (ancora) Nord in corsa per il Parlamento europeo, l’altro il presidente della provincia di Firenze e candidato sindaco. In 10 anni è passata tanta acqua sotto i ponti e i due Matteo, Matteo Salvini e Matteo Renzi, di strada ne hanno fatta. Tanto da occupare la scena politica e mediatica del nostro Paese e da raggiungere posizioni apicali, Premier uno, vice Premier e ministro dell’Interno l’altro.
Quello andato in onda ieri sera negli studi di Porta a Porta è stato un dibattito fra due leader, certo, ma al momento due senatori “semplici” perché insieme alla gloria, hanno entrambe sperimentato anche la “caduta” dalle vette più alte. In un certo senso due destini legati e un tratto che li unisce: la hybris, una tracotanza, quella del segretario della Lega, che gli deriva da un rapporto quasi simbiotico col “suo” popolo che lo acclama e lo esalta ad ogni affollatissimo comizio e da sondaggi esorbitanti che lo accreditano da mesi oltre il 30%, dopo il 34% reale ottenuto alle Europee. Una mania di grandezza, quella del leader di Italia Viva, in parte congenita ai suoi natali, i fiorentini sono notoriamente un po’ boriosi, ma in parte anche per gli indubbi successi, dalla rottamazione dei “dinosauri” Pd, alla premiership, al 40% alle elezioni europee del 2014 e a una recente brillante carriera in giro per il mondo come conferenziere.
Elezioni europee che, in verità, non portano benissimo ai nostri. Da Bruno Vespa però ieri sera erano in forma, probabilmente galvanizzati dai rispettivi eventi che li vedono protagonisti il prossimo week end: l’amata piazza per Salvini, la Leopolda da leader di una sua creatura per Renzi. Tutti e due in completo blu, dimagriti, sorridenti. Più ficcante e aggressivo Renzi, più rilassato e meno nervoso rispetto alla recenti performance televisive Salvini: più “formato famiglia” ma complessivamente meno incisivo e circostanziato rispetto all’avversario, salvo tirare fuori le unghie a tratti. E quando fa il Salvini a cui siamo abituati lo fa bene.
Migliore nei contenuti il toscano, più preparato (lo staff ha lavorato bene) e strutturato, meno slogan e più argomenti a sostegno delle proprie tesi. Entrambe a proprio agio davanti alle telecamere, del resto lo sono tutti e due sin dai tempi dei quiz anni ’90 targati Fininvest. Il padrone di casa parte inevitabilmente dalla crisi agostana, avendo i due protagonisti in studio: uno l’ha provocata l’altro ne ha approfittato da politico consumato “Sì, un’operazione di Palazzo, sì un’operazione machiavellica” ammette Renzi, ma nell’interesse del Paese, ça va sans dire, per lo spread, per non far aumentare l’IVA, per far tornare l’Italia protagonista in Europa… a slogan però il Capitano non lo batte nessuno, fra legge Fornero, Immigrazione (o meglio invasione), sicurezza, rispetto per le Forze dell’ordine, insomma i soliti cavalli di battaglia. E il leit motiv “voto, voto, voto” perché “ce lo chiedono gli Italiani”, naturaliter.
Le stoccate del Matteo di Rignano non sono poche: da “se fai il ministro non vai tutti i giorni alle sagre, non sei la pro loco” a “non hai mai messo piede ai vertici europei, sei un assenteista”. Caustico il leghista: “Se gli italiani mi danno il 33% e a te il 4%, evidentemente qualcosa ho fatto …tu hai avuto la tua occasione è ti è andata male”. Entrambe si rinfacciano incoerenze, contraddizioni del passato, si danno a vicenda del bugiardo (ribadito a più riprese da Renzi) mentre l’altro Matteo ripete più volte che il toscano “è un genio incompreso”. Toni accesi? A tratti ma non più di tanto. Stoccate? Non così violente. In realtà il vero nemico di Salvini è Giuseppe Conte, Renzi semmai è un avversario.
Entrambi concordano nel riservare giudizi negativi sull’operato di Virginia Raggi a Roma, ma entrambi ci tengono a ribadire di avere storie, posizioni e visioni diverse. Ma davvero sono così diversi? Forse sì, certo, ma non così ostili (i toni livorosi e sul piano personale di Conte al Senato contro l’ex alleato non si sono visti), sicuramente complementari. Come del resto svela l’oroscopo a proposito delle affinità fra i rispettivi segni zodiacali (Pesci e Capricorno, svelati da una scheda introduttiva). Segni “compatibili malgrado le differenze”.