Sapere chi sa fare cosa in Rai è ancora impossibile. Il 27 marzo scorso il CdA ha approvato il piano di gestione e sviluppo delle risorse umane, finalizzato a valorizzare il merito e a stabilizzare il personale, il Movimento 5 Stelle spinge per risolvere il problema, ma di una mappatura delle professionalità in viale Mazzini ancora non c’è traccia. Con i conseguenti notevolissimi problemi che spuntano fuori per reclutare altre forze. Difficile decidere con un certo criterio chi cercare all’interno se non si riesce a capire neppure quali risorse ci sono all’interno. Una piaga evidenziata dalla Corte dei Conti, nella relazione sulla gestione della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo inviata ai presidenti delle Camere, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati.
I CONTI. I magistrati contabili, esaminando il bilancio 2017 e le principali decisioni prese successivamente dalla spa, hanno constatato che l’esercizio si è chiuso positivamente al 31 dicembre di due anni, con un utile netto in crescita e pari a 5,5 milioni di euro. Aumentato anche il patrimonio netto, passato in dodici mesi da 799,4 a 808,4 milioni. Ma i ricavi sono diminuiti del 7%. Male le entrate legate al canone radiotelevisivo, passato da 1,9 a 1,7 milioni, e quelle pubblicitarie, che si sono ridotte da 615,7 a 567 milioni. La Corte dei Conti ha così raccomandato alla Rai di insistere in tutte le misure “organizzative, di processo e gestionali” utili ad eliminare inefficienze e sprechi, proseguendo quando possibile e conveniente nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli investimenti sulle priorità “effettivamente strategiche”, contenendo così i costi. Del resto anche in periodi di magra le consulenze, ad esempio, sono aumentate. I magistrati ne hanno esaminate ben 108, per cui la spa ha speso 1,3 milioni di euro, 163.952 euro in più rispetto all’anno precedente.
IL NODO. Il problema principale in viale Mazzini resta però quello del personale. Nel 2017 l’azienda contava su un organico di 11.055 unità, tra cui 275 dirigenti e 1.148 funzionari o quadri. Una spa che va avanti priva di una “mappatura completa delle competenze esistenti” e dei relativi ruoli e responsabilità aziendali. Difficile in tali condizioni un “efficace reclutamento delle risorse”, sia interno per mobilità che esterno. Tanto che le procedure sono andate avanti “in assenza di specifici riferimenti a valutazioni comparative riferite a risorse iscritte in un determinato bacino professionale”. Un vuoto da colmare in fretta. Iniziando pure a utilizzare di più lo strumento del job posting, ovvero pubblicando le offerte di lavoro su specifici canali di reclutamento del personale, garantendo così maggiore trasparenza e maggiori chance a quanti aspirano a un lavoro con mamma Rai. Strategie utili tra l’altro a ridurre ulteriormente il contenzioso, considerando che per problemi legati ai rapporti di lavoro sulla spa pendono ancora 660 giudizi.