Occuperanno le poltrone di supplenti della Sezione disciplinare di Palazzo de’ Marescialli. Il tribunale, per così dire, che vigila e giudica sulla condotta della toghe, dove Nino Di Matteo e Antonio D’Amato, neoeletti consiglieri alle ultime suppletive, rimpiazzeranno i componenti permanenti in caso di astensione o assenza. Un incarico conferitogli dal plenum che li ha eletti di fatto designati all’unanimità (23 voti per Di Matteo e 22 per D’Amato). Ma è stata anche un’occasione, l’insediamento dei due nuovi componenti togati del Csm, colta al volo dal vice presidente David Ermini per precisare che il Consiglio superiore della magistratura “non è un piccolo parlamento”. E che, dunque, “i consiglieri eletti non hanno e non devono avere un rapporto fiduciario con le correnti che li hanno sostenuti o con i gruppi parlamentari che li hanno proposti, non devono cercare un consenso per poter essere rieletti”.
Anche perché, è la Costituzione a vietare “l’immediata rieleggibilità dei consiglieri”. Parole non casuali, proferite “alla luce di quanto riportato dalla stampa”. Perché, ha proseguito Ermini, “vedo l’ostinazione da parte dei giornalisti a leggere le vicende del Csm con la stessa lente con cui leggono le vicende della politica: maggioranza, minoranza, alleanze, svolta a destra, svolta a sinistra e via dicendo”. Certo, ha riconosciuto, “le correnti ci sono e ammetto che c’è stata una degenerazione, hanno creato rapporti di carrierismo e bisogna eliminare questi elementi. Le correnti hanno un valore se rappresentano degli ideali quando si discute di organizzazione, ordinamento giudiziario, di temi come il diritto di famiglia o il fine vita”.
Il punto, però, è come se ne esce. Dal momento che sul sistema misto, che prevede anche il sorteggio per la designazione dei componenti togati, è lo stesso ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che lo ha proposto a riconoscere che sul punto non c’è intesa in maggioranza. “Sul Csm non siamo d’accordo sul sorteggio e dal primo momento ho detto che non è un nodo che per me diventa cruciale – ha spiegato il Guardasigilli -. L’obiettivo è combattere e cancellare le degenerazioni del correntismo. Anche su questo ci siamo trovati perfettamente d’accordo. Sono aperto a lavorare su un sistema elettorale che possa eliminare per quanto possibile quelle degenerazioni. Siamo d’accordo anche sul fatto che dobbiamo bloccare le porte girevoli politica-magistratura”.
Ma non è tutto. “Il Pd sulla prescrizione rimane della sua idea, io ne ho un’altra, comunque ci sono tante cose su cui siamo d’accordo e sulle quali ci stiamo concentrando e approfondendo, mi sembra il miglior modo di lavorare”, ha aggiunto Bonafede. Quanto alle intercettazioni, “è un tema sentito, non era all’ordine del giorno, non se ne è parlato”, a parte “qualche cenno”. Ma anche su qusto tema, Bonafede è fiducioso. “Secondo me ci sono margini di convergenza importanti”, concluide il ministro. Si vedrà.