L’imprenditore Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, condannato lunedì insieme alla moglie Laura Bovoli a un anno e 9 mesi per l’emissione di due fatture false, risulta coinvolto, da circa un anno, in un’ulteriore inchiesta della Procura di Firenze che ipotizza il traffico d’influenze illecite. E’ quanto ha scritto oggi il quotidiano La Nazione riportando stralci delle dichiarazioni rese, il 30 aprile 2018 al pm Christine Von Borries, dall’immobiliarista Luigi Dagostino, anche lui condannato lunedì insieme ai coniugi Renzi.
Insieme a Tiziano Renzi, sempre secondo quanto riferisce il quotidiano toscano, sarebbe indagato anche lo stesso Dagostino. Nell’ambito di questo nuovo filone, riferisce, invece, La Verità, la Guardia di Finanza, nel corso di una perquisizione compiuta nella sua abitazione di Rignano sull’Arno, avrebbe sequestrato al padre dell’ex premier pc e cellulari. Dagostino avrebbe riferito al pm Von Borries che nel 2015 incontrò, per caso in un bar, “il pm Antonio Savasta che si mise a parlare con me e mi disse che era interessato a presentare un disegno di legge in materia di rifiuti a Roma”. “Io ci pensai – ha fatto mettere a verbale l’imprenditore – e siccome tramite Tiziano Renzi l’unico politico che avevo visto 3 o 4 volte era Luca Lotti, all’epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, decisi che lo potevo portare da lui”.
“Effettivamente – proseguì Dagostino davanti al pm – fissai con Luca Lotti tramite Tiziano Renzi un appuntamento dicendogli che volevo portargli un magistrato che aveva interesse a mostrare una proposta di legge. Prima avevo chiesto a Tiziano Renzi di chiedere a Lotti se era lui la persona adatta per quell’appuntamento o se mi indicava qualcun altro e Lotti fissò lui l’appuntamento”. L’incontro, che secondo la procura “fu fissato grazie all’intermediazione di Tiziano Renzi”, stando all’agenda avvenne il 17 giugno 2015. “Il pm Savasta – afferma ancora Dagostino – si presentò all’appuntamento a Palazzo Chigi accompagnato dall’avvocato Ruggero Sfrecola”. Sfrecola e Savasta, scrive La Nazione, sono coinvolti in un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari della Procura di Lecce.
“Sappiamo dell’esistenza di un procedimento, che ci risulta ancora nella fase preliminare. Per quanto di nostra conoscenza, non esiste tuttavia un capo di imputazione preciso e formalmente sarebbero finora indagati solo loro due” ha detto all’Adnkronos l’avvocato Alessandro Traversi, difensore di Dagostino. “Quello di traffico di influenze illecite è un reato molto fumoso e vago – ha aggiunto Traversi – Posso escludere che il mio assistito si possa essere macchiato del reato di traffico di influenze illecite. Non ho conoscenza di sequestri o altri atti istruttori nei confronti del mio assistito”.