Non ci sono soluzioni dietro l’angolo per il salvataggio di Alitalia. Dopo la lettera inviata da Atlantia al Mise, con cui la società dei Benetton chiede rassicurazioni sulla concessione autostradale e in caso contrario si prepara a sfilarsi dalla cordata per tenere in vita la compagnia aerea, la situazione si è particolarmente complicata. E lo ammette senza nascondersi dietro un dito lo stesso premier Giuseppe Conte.
“Per Alitalia – ha precisato ieri da Assisi il presidente del Consiglio – la situazione è complicata, non lo nascondiamo. Faremo il possibile per assicurare alla compagnia di bandiera di poter rivolare ad ali spiegate, perché non è tanto il fatto di salvare la compagnia in sé, con il problema occupazionale, ma rilanciare un asset strategico, anche per il trasporto intermodale, il turismo”. Ancora: “Non si tratta di mediare ma fare un’operazione fortemente caratterizzata dal punto di vista industriale”. Lo stesso Conte ha però anche ribadito di non voler cedere ai ricatti e che i dossier Alitalia e Autostrade resteranno separati. “La commistione – ha evidenziato – per noi è inaccettabile”.
Un quadro che crea notevoli ansie anche i lavoratori della compagnia aerea. Preoccupazioni espresse dalla Federazione trasporto aereo (Fnta), che riunisce piloti e assistenti di volo di Anpac, Anpav e Anp, in una lettera inviata al ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, confermando anche lo sciopero del personale del gruppo indetto per il 9 ottobre. “Ci aspettiamo – sostiene la Federazione – che il Governo agisca immediatamente in accordo ai nuovi potenziali azionisti per rimuovere gli ostacoli che ancora impediscono il buon esito della trattativa e generi tempestivamente le condizioni per uscire dalla gestione commissariale oramai di fatto senza più risorse”.
Per la Fnta del resto gli ultimi sviluppi legati all’eventuale definizione della cordata “sembrano allontanare la possibilità di chiudere positivamente la trattativa in corso” tra Fs, Ministero dell’economia, Atlantia e Delta sul piano di risanamento e rilancio di Alitalia. Diventa dunque “urgente che la nuova Alitalia nasca con un piano industriale forte e credibile, capace di rilanciarla definitivamente sul mercato e che la porti in tempi rapidissimi a svolgere il ruolo atteso di compagnia di bandiera al servizio del Paese, generando finalmente utili e benessere per i propri dipendenti provati da anni di crisi”. Una soluzione che non rappresenti l’ennesima toppa a una compagnia che da troppo tempo fa acqua da tutte le parti.
Posizioni comuni a quelle espresse sempre ieri dal segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Il rilancio di Alitalia è un banco di prova importante del Governo. Ma anche i futuri azionisti – ha twittato Furlan – devono dimostrare senso di responsabilità e coerenza. In gioco ci sono migliaia di posti di #lavoro e gli interessi del paese”. Richieste e auspici sacrosanti. Ma tra le legittime aspettative dei lavoratori e le reali possibilità di raggiungere simili obiettivi il solco è ampio. Lo è ancor di più essendo al momento Atlantia sostanzialmente l’unica speranza per Alitalia ed essendo tale intervento, di fatto, legato al braccio di ferro tra la società e il Governo per Autostrade. Una situazione complicata appunto. Da affrontare in tempi brevissimi. Un rebus di difficile soluzione. Di cui i giallorossi, a partire dal presidente del Consiglio, sono ben consapevoli.