Una marea di commenti dopo l’articolo de La Notizia con tanto di hashtag #noncontaletàcontacontalidoneità. La vicenda dei 455 aspiranti allievi agenti della Polizia di Stato di cui ieri si è occupato il nostro giornale ha creato non poco dibattito, specie sui social. Sulla pagina Fb del nostro giornale e anche sulla pagina “Aspiranti allievi agenti della Polizia” (nata ad hoc dopo l’esclusione dei candidati) è un moltiplicarsi di commenti: “Grazie per l’articolo”, scrivono in tanti. E non manca chi individua il responsabile di un’ingiusta esclusione in Matteo Salvini: “La gente deve sapere il guaio che ha fatto, o va a farsi solo le scampagnate a destra e a manca?”.
E c’è chi gioca con le assonanze: “E bravo Capitone”. “Eppure – spiega qualche altro – diceva che molti hanno pianto quando ha lasciato il ministero degli interni. Ora ho capito il perché… bacioni ci vediamo a Pontida per la sagra della nutella, al Papeete per l’aperitivo”. “È assurdo – dice Luca al nostro giornale – continuare a spendere energie in processi amministrativi quando le stesse energie avremmo dotuto impiegarle per imparare il mestiere e metterci a servizio dei cittadini”. Non fa una piega.
CHI TACE E CHI NO. La vicenda, come ricostruito ieri dal nostro giornale, riguarda il concorso per 1.148 allievi agenti della Polizia. A maggio 2018 gli idonei iniziano la fase di formazione presso gli istituti della Polizia, dopo la prima prova scritta e una seconda prova sulla base degli accertamenti fisici, psichici e attitudinali. A gennaio 2019, però, viene inserito un emendamento al Dl Semplificazioni che cambia le regole in corso d’opera: secondo la denuncia degli stessi aspiranti l’emendamento ha di fatto escluso chi alla data del primo gennaio 2019 ha compiuto 26 anni e chi non è in possesso di diploma di scuola superiore. Da lì il caos, tanto che oggi, nonostante un parere favorevole del Tar del Lazio che aveva riammesso gli esclusi, 355 aspiranti allievi agenti si ritrovano oggi fuori dai corsi di formazione.
Non a caso gli stessi ragazzi hanno scritto al presidente Giuseppe Conte e al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, e ora sono in attesa di una risposta. Chi non ha fornito risposte, invece, sono i sei senatori leghisti che hanno presentato l’emendamento della discordia. Parliamo, nel dettaglio, di Luigi Augussori, Maurizio Campari, Antonella Faggi, Pasquale Pepe, Maria Saponara, Simona Pergreffi. La Notizia, ovviamente, ha provato a mettersi in contatto con alcuni dei firmatari ma, sollecitati più volte e in vari modi, nessuna risposta è arrivata.
Nel frattempo, però, qualcosa si è mosso. Sono state pubblicate, infatti, ben tre interrogazioni che si occupano del tema, presentate una dal senatore Dario Damiani (FI) e due alla Camera da Wanda Ferro (FdI) e da Luigi Iovino (M5S). La richiesta è chiara: quali iniziative si intendano adottare “per pervenire a una positiva soluzione di tale vicenda, superando le problematiche riscontrate”. Vedremo adesso cosa farà il Governo.