Ad un passo dal traguardo. La riforma targata M5S, che taglia il numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200, arriverà in Aula alla Camera il prossimo 7 ottobre per l’ultima delle quattro votazioni richieste dall’articolo 138 della Costituzione. Con il via libera definitivo di Montecitorio, al netto dell’esito del possibile referendum confermativo, la scure calata sui seggi parlamentari si tradurrà in un cospicuo risparmio per le casse dei due rami del Parlamento.
CASTA A DIETA. Ma di che cifre stiamo parlando? Attualmente, in base ai bilanci di previsione 2019 di Camera e Senato, tra indennità e rimborsi vari, le spettanze dei deputati e dei senatori in carica, gravano sulle tasche del contribuente per circa 224 milioni di euro l’anno: 144,8 a Montecitorio e altri 79,7 a Palazzo Madama. Riducendo gli scranni di un terzo, come punta a fare il ddl costituzionale – il cui iter parlamentare è stato seguito a vista fino al cambio di maggioranza dall’ex ministro per le riforme e attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro – la spesa scenderebbe a 91,9 milioni (-52,8 milioni) alla Camera e a 50,6 milioni (-29,1 milioni) al Senato. Con un risparmio complessivo di 82 milioni di euro l’anno, 410 milioni nell’arco di una legislatura.
Risparmi che andrebbero ad aggiungersi a quelli già archiviati con il ricalcolo retroattivo dei vitalizi di disposto dalle delibere approvate l’anno scorso dai due rami del Parlamento e in vigore dal primo gennaio di quest’anno. Stando sempre ai bilanci di previsione, la misura produrrà un taglio di 45,6 milioni di euro a Montecitorio e 22,2 milioni al Senato: in totale, 67,8 milioni di euro all’anno, 339 milioni a legislatura. Somme al momento accantonate in un apposito fondo istituito prudenzialmente in attesa che si definiscano gli oltre mille ricorsi presentati agli organi di giurisdizione interna dagli ex parlamentari per impugnare le delibere. Ma non è tutto.
Tra i piani dei Cinque Stelle c’è anche la legge per ridurre le indennità parlamentari: nella passata legislatura, l’idea era di dimezzarle. Se confermata si otterrebbero altri risparmi per 25,8 milioni alla Camera e 13,3 al Senato: in tutto 39,1 milioni all’anno, 195,5 a legislatura. Cifra che sommata a alla sforbiciata prodotta dal taglio dei parlamentari e dei vitalizi porterebbe il totale a 944,5 milioni in cinque anni.