Ora una data c’è. Nero su bianco sul calendario dei lavori di Montecitorio. La riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari targata Cinque Stelle arriverà in Aula alla Camera il 7 ottobre per l’ultima delle quattro votazioni previste dall’articolo 138 della Costituzione. Una data da cerchiare in rosso per l’intera maggioranza giallorossa. Perché è sul via libera al tagliapoltrone che poggiano le fondamenta del Governo Conte 2, come preteso dal leader M5S, Luigi Di Maio, quale condizione per dare corso all’intesa con il Pd.
AVANTI TUTTA. Cronoprogramma, almeno per ora, rispettato dopo la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio: già l’8 ottobre la riforma potrebbe diventare legge, salvo ovviamente l’esito di un possibile referendum confermativo qualora fosse proposto. Insomma, “fine delle chiacchiere”, per dirla con il capogruppo M5S alla Camera, Francesco D’Uva: “Per noi il taglio andava fatto, e ora sappiamo esattamente quando lo faremo”. D’altra parte, come ricorda il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, si tratta di una riforma “importantissima per il Paese”, che sta “alla base dell’accordo di programma su cui si regge il Governo”.
Ma per i Cinque Stelle, il 7 ottobre, è una data importante anche per un’altra ragione. Sarà “il giorno in cui manterremo la nostra promessa di varare una riforma storica, dimostrando così che i bisogni del Paese vengono prima delle poltrone”, assicura il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, che da ministro delle Riforme del Governo Conte 1, ha seguito l’iter della legge costituzionale. “E’ da trent’anni che tutte le forze politiche dicono di voler ridurre il numero di deputati e senatori – sottolinea su Facebook -. Ora passiamo dalle parole ai fatti”. E da New York, festeggia anche il ministro degli Esteri e leader politico M5S, Luigi Di Maio. “Tutti dicono che questo Governo è nato per mantenere le poltrone e invece proprio questo governo le taglia, alla faccia di chi ha fatto cadere il precedente governo per non tagliare i parlamentari”.
Stoccata neppure tanto velata all’ex alleato Matteo Salvini. Che replica aprendo di fatto al via libera della Lega: “Bene, meglio tardi che mai, ma hanno perso un po’ di tempo”. “Abbiamo chiuso la partita, tagliamo 345 poltrone, recuperiamo 500 milioni di euro (leggi pezzo sui risparmi della riforma) e possiamo fare grandi cose ma soprattutto manteniamo una promessa – assicura Di Maio -. Una settimana e mezzo e festeggiamo il taglio dei parlamentari più importante della storia mai fatto e sarà legge grazie al M5S”. Con tanto di sfida finale che sembra lanciata più agli ex compagni di viaggio della Lega che ai nuovi alleati. “Voglio vedere chi avrà il coraggio in Aula di votare contro”, conclude Di Maio, ringraziando Governo, maggioranza e il presidente della Camera, Roberto Fico, per aver lavorato alla riforma.
VOTO DI LEALTA’. D’altra parte, tanto dal Partito democratico quanto da Italia Viva arrivano segnali rassicuranti circa l’esito dello scrutinio finale previsto il mese prossimo. Se per il Partito democratico è il capogruppo a Montecitorio Graziano Delrio a fare voto di lealtà alla riforma costituzionale, è Matteo Renzi in persona a fare altrettanto dai banchi del terzo azionista della coalizione giallorossa nato proprio dalla scissione con il Pd. “decideremo di fare ciò che deciderà di fare la maggioranza, saremo in linea con ciò che faranno gli altri”, assicura l’ex premier pur ricordando che avrebbe preferito una riforma più ampia. Insomma, con il conto alla rovescia ormai partito, l’intesa giallorossa si prepara a superare il primo esame. A pieni voti.