Non ci voleva certo l’Oracolo di Delfi per capire come sarebbe andata a finire. La battaglia referendaria per smantellare il Rosatellum e rimpiazzarlo con una legge elettorale maggioritaria, per Matteo Salvini è iniziata subito in salita. Come anticipato nei giorni scorsi da La Notizia, del resto, rinunciare al proporzionale per Forza Italia sarebbe un suicidio. E ieri è stato Silvio Berlusconi in persona a ribadire il concetto, scaricando il Capitano: “Noi come orientamento non siamo estremamente favorevoli a trasformare la legge elettorale tutta in maggioritario perché il partito principale di ciascuna coalizione avrebbe in mano le sorti di tutta la coalizione, quindi io credo che una quota di proporzionale sia assolutamente indispensabile”.
PERCORSO A OSTACOLI. Parole che mettono una pietra tombale sulla riforma che il leader della Lega avrebbe voluto sottoporre al vaglio degli elettori già la prossima primavera. Perché se da un lato Roberto Calderoli ricorda che “sette Consigli regionali (per richiedere la consultazione popolare ne servono 5, ndr) hanno attivato le procedure per arrivare alla richiesta di un referendum abrogativo in materia elettorale finalizzato a ritornare ad un sistema elettorale realmente maggioritario”, senza i voti di Forza Italia, difficilmente la Lega riuscirà nel suo intento. Eloquente del resto il caso dell’Abruzzo, dove il Consiglio regionale si è già pronunciato, bocciando la proposta del Carroccio con i tre voti contrari (e decisivi) del partito del Cavaliere.
Una situazione che, se si ripetesse anche nelle altre Regioni guidate dal Centrodestra, costringerebbe Salvini al Piano B: raccogliere le 500mila firme necessarie per proporre la consultazione. Traguardo tutt’altro che impervio per la Lega, ma certamente impossibile da tagliare entro il 30 settembre, ultima data utile per sottoporre il quesito al vaglio dei cittadini in primavera. Senza contare le incognite che, in qualunque forma fosse proposto, incomberebbero sul referendum. A cominciare dal giudizio di ammissibilità della Corte Costituzione.
Ma non è tutto. Non è solo della grana referendaria che arriva da Forza Italia e da Berlusconi che Salvini deve preoccuparsi. Altri problemi, infatti, arrivano dall’altro alleato di Centrodestra. è con Fratelli d’Italia, infatti, che si è aperto un nuovo fronte che riguarda il prossimo appuntamento elettorale in Umbria e, soprattutto, in Emilia Romagna. Per provare a strappare la Regione rossa per antonomasia al Partito democratico, il Capitano ha lanciato, nei giorni dei mojito e dei bagni di folla del Papeete Beach, la candidatura della pasdaran bolognese Lucia Borgonzoni. Un nome sul quale, però, Giorgia Meloni avrebbe sollevato non poche riserve. E a ragion veduta.
Secondo indiscrezioni, un sondaggio commissionato da Fratelli d’Italia, darebbe il governatore uscente del Pd, Stefano Bonaccini, in vantaggio di ben 9 punti sulla senatrice del Carroccio investita da Salvini per contendere la presidenza al Centrosinistra. Numeri che, per la Meloni, non giustificherebbero il sacrificio del proprio partito alla causa di una coalizione unita ma comunque perdente. Meglio puntare allora su un proprio candidato (si fa il nome di Galeazzo Bignami) e correre da soli puntando a strappare qualche consigliere in più. Salvini, per adesso, resiste alle pressioni dell’alleata. Ma la partita è aperta. Se ne riparlerà martedì a Roma, in un vertice Lega-FI-FdI che si preannuncia infuocato.