Che si trattasse di un’eredità pesante da colmare, lo avevamo capito da tempo. Ma pochi avrebbero immaginato che trovare il successore di Giuseppe Pignatone potesse diventare una matassa quasi impossibile da sbrogliare e il cui iter, proprio quando era a un passo dalla conclusione, dovrà ripartire da zero. Eh già perché ieri la V Commissione ha revocato le tre proposte per l’incarico di Procuratore capo della Repubblica di Roma, formulate dalla Commissione lo scorso 23 maggio, ossia quelle del procuratore generale di Firenze Marcello Viola, del Procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, e del collega di Firenze Giuseppe Creazzo.
Del resto andare avanti nel delicato iter, dopo la deflagrazione dell’inchiesta di Perugia a carico del pubblico ministero Luca Palamara e in cui erano spuntati dossier, veleni e incontri carbonari tra toghe e politici, incluso il dem Luca Lotti, per provare ad indirizzare le nomine nei maggiori uffici giudiziari d’Italia, era pressoché impossibile. Così la prossima settimana, come comunicato in una nota dal presidente della Commissione Mario Suriano, ripartirà dall’inizio l’intera istruttoria al Consiglio superiore della magistratura. A prescindere da tutto, la decisione di riavviare l’iter appare formalmente ineccepibile.
LA BEFFA. Tuttavia è evidente come la faccenda, almeno se la si guarda dal punto di vista dei tre candidati che erano stati scremati dai 13 iniziali e che si giocavano la vittoria finale, abbia il retrogusto amaro di una beffa. Una mossa che qualcuno, tra i corridoi degli uffici giudiziari, riconduce più che agli esiti dell’inchiesta di Perugia, ad una scelta politica scaturita dal nuovo assetto di governo. In tal senso, spiegano, la coincidenza è che con l’esecutivo gialloverde si era sempre puntato ad andare avanti mentre subito dopo il varo del Conte 2 c’è stato il reset. Insomma il sospetto di alcuni è che si sia sfruttata la situazione per trovare un candidato diverso rispetto al favorito, il pg Viola che aveva il vento in poppa perché spinto da Palamara & Co e che era gradito alle correnti di destra delle toghe ma non a quelle di sinistra.
COPIONE DIVERSO. Quel che è certo è che non si ripeterà il vecchio copione. Nessuno, nemmeno tra i magistrati, sembra disposto ad accettare compromessi e per questo viene chiesta a gran voce una maggiore trasparenza. Motivo per il quale verranno convocati tutti e 13 i magistrati, inclusi Viola, Lo Voi e Creazzo, che a febbraio avevano presentato la loro candidatura, inclusi i tre finalisti, che verranno sottoposti ad audizione. Un passaggio, questo, che era stato chiesto dal vice presidente del Csm, David Ermini già nella precedente occasione ma che non era stato accordato dal Consiglio. I successivi step, invece, inizieranno con la scrematura dei candidati da parte della Commissione e, in ultima istanza, arriverà il voto definitivo del Consiglio che darà, finalmente, un nome all’erede di Pignatone.