“La revoca delle concessioni ad Autostrade è l’unica soluzione in grado di ristabilire un barlume di giustizia”. Da ligure, per il neo sottosegretario 5S alle Infrastrutture, Roberto Traversi, la ferita del Morandi è ancora aperta.
Anche alla luce degli ultimi sviluppi giudiziari, la posizione dei 5 Stelle resta confermata?
“Prima di entrare nel merito mi lasci dire che il mio nuovo incarico sarà caratterizzato da un impegno se possibile ancora maggiore per il tema della sicurezza delle infrastrutture. Lo dobbiamo alle 43 vittime del crollo: a loro, ai loro cari, ai tanti sfollati e ai genovesi tutti va il mio pensiero e la mia promessa di fare del mio meglio. I fatti giudiziari purtroppo sembrano amaramente confermare quello che il Movimento 5 Stelle ha più volte ribadito e che era emerso già dalla relazione dei tecnici del Mit. Questi ulteriori dettagli, alcuni decisamente inquietanti, come i report falsificati anche dopo il crollo del Ponte Morandi, rendono ancor più necessario proseguire sul percorso tracciato dall’ex ministro Toninelli, che tanto si è speso su questo e su altri dossier: la revoca delle concessioni ad Autostrade è l’unica soluzione in grado di ristabilire un barlume di giustizia in questa vicenda, ovviamente a valle di tutte le verifiche e i passaggi del caso”.
Il programma giallorosso, però, parla di “revisione” delle concessioni e non di revoca. C’è il rischio che si ripeta quanto accaduto tra 5S e Lega sul Tav?
“Certo, procederemo a una revisione generale del sistema delle concessioni autostradali nel nostro Paese che vale per tutti i concessionari, privati e pubblici, che dovranno avere l’obbligo di reinvestire gran parte degli utili nell’ammodernamento delle infrastrutture ricevute in concessione. Al contempo, come ha confermato anche il capogruppo Pd alla Camera Delrio, per alcuni casi più gravi come quello di Autostrade si potrà arrivare anche alla revoca. Chi, con la gestione sciagurata di un bene pubblico, ha causato la morte di 43 persone non può continuare a gestire le nostre strade. Su questo non si può non essere d’accordo”.
Eventuali responsabilità penali a parte, che idea si è fatto dal quadro che emerge sul sistema delle manutenzioni e della sicurezza autostradale?
“Guardi, anche io sono un tecnico, sono iscritto da vent’anni all’ordine degli architetti e leggere di tali comportamenti è davvero svilente per la professione. In generale, è chiaro che questa modalità di gestione della cosa pubblica non è accettabile. In questi 14 mesi il Mit, con il grande lavoro del ministro Toninelli, ha avviato un’importante opera di revisione, non solo delle concessioni, ma anche dei pedaggi autostradali, che con le nuove tariffe dell’Autorità dei trasporti torneranno ad essere finalmente commisurate agli investimenti. Dobbiamo fare tutto quanto in nostro potere per riconquistare alla fiducia dei cittadini, che hanno diritto a sentirsi al sicuro quando viaggiano”.
Non crede che anche il sistema dei controlli abbia evidenziato gravi carenze?
“Sicuramente. Nello scorso anno però ha preso il via un piano straordinario di monitoraggio delle opere pubbliche, è stata istituita l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali ed è partito l’archivio informatico nazionale delle opere pubbliche. Inoltre, abbiamo avviato le procedure per assumere ingegneri, architetti e geologi per gli uffici territoriali del ministero, professionisti che contribuiranno a far sì che i controlli siano sempre più frequenti e capillari. Ripeto, mettere in sicurezza strade, viadotti e ferrovie e consegnare ai cittadini collegamenti rapidi e sicuri rimane la vera grande opera di cui ha bisogno l’Italia. È questa la strada da seguire.
Ci sono state anche responsabilità della politica nella scelta dei concessionari ?
È probabile che negli anni passati ci sia stata della leggerezza nel concedere la gestione di un bene pubblico a dei privati e, soprattutto, nel monitorare tale gestione che, come abbiamo avuto modo di vedere, non è sempre stata ineccepibile. Sappiamo che il sistema di gestione delle autostrade va cambiato in modo radicale e abbiamo iniziato a farlo: più spazio all’interesse pubblico, più investimenti per la qualità del servizio e la sicurezza e meno dividendi ai privati. Che non vuol dire bloccare chi fa davvero gli investimenti e merita un giusto profitto. Si tratta soltanto di garantire la sicurezza di chi viaggia, bloccando una volta per tutti quelli che noi chiamiamo i “prenditori”. Questo anche a tutela dei tanti imprenditori seri di questo Paese”.