Se il premier Giuseppe Conte, subito dopo aver incassato la fiducia a Palazzo Madama, ha deciso di volare a Bruxelles, per una giornata fitta di incontri, lo ha fatto per mandare un messaggio preciso. All’esecutivo desalvinizzato il presidente del Consiglio, che ha costruito la sua fortuna anche grazie alle relazioni internazionali che ha coltivato in 14 mesi, vuole dare una forte connotazione europeista. Un segnale di discontinuità ulteriore rispetto ai leghisti che – dall’economia all’immigrazione – suonavano la grancassa della propaganda anti-comunitaria.
ALTRA MUSICA. “È significativo che il presidente Conte abbia scelto le istituzioni europee e Bruxelles come primo viaggio dopo la fiducia”, commenta il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. “Ci tenevo come mia prima uscita pubblica a incontrare le istituzioni europee”, afferma il premier. Il presidente (uscente) del Consiglio Ue Donald Tusk, accogliendolo, si spinge a dire che “la mia migliore esperienza a Bruxelles l’ho avuta con il suo lavoro”. E il presidente (uscente) della Commissione Jean Claude Juncker dichiara: “Sono stato contento la prima volta che è venuto e sono contento che sia ritornato”.
Mentre la portavoce dell’esecutivo comunitario scrive: “L’Italia può continuare a contare sulla solidarietà e il sostegno della Commissione Ue su tutta la linea”. Dopo aver incontrato Tusk e la neopresidente della Commissione Ursula von der Leyen, ai cronisti Conte fornisce indicazioni su due dossier che non possono prescindere da un accordo a livello europeo: immigrazione e conti pubblici. E conferma la benevolenza manifestata nei confronti dell’Italia e della sua persona. “C’è stato un buono scambio”, filtra dall’entourage della presidente tedesca. Si parte dai migranti.
“C’è grande disponibilità – dice Conte – a trovare subito un accordo, ancorché temporaneo. Poi lo stabilizzeremo ma dobbiamo uscire dai casi emergenziali affidati alla sola Italia. Vogliamo che anche in questo meccanismo temporaneo ci sia una sostanziale condivisione e ripartizione. Quando lo definiremo avremo dei paesi riluttanti, c’è però la consapevolezza che chi non parteciperà ne risentirà sul piano finanziario in modo consistente”. E anche sui rimpatri registra sintonia: “Dobbiamo fare molto di più”. E poi ci sono i conti pubblici con la manovra economica da scrivere alle porte. Il punto di arrivo è la modifica del Patto di stabilità a favore della crescita.
“Abbiamo davanti una stagione riformatrice che non si esaurisce in qualche mese. Abbiamo bisogno di un po’ di tempo”. Obiettivo è un’Italia digitalizzata, la Green economy, una maggiore occupazione. “Su questo vogliamo fare un patto con l’Europa: questo è il nostro programma, consentiteci di realizzare questi investimenti”. Ma il premier chiarisce subito che non è intenzione del governo mettere a rischio i conti. “Il nostro obiettivo rimane la riduzione del debito. Ma lo vogliamo fare attraverso una crescita ragionata e investimenti produttivi”. E il capitolo Sud: “Dobbiamo provare a ottenere dall’Europa il riconoscimento di uno statuto speciale per poter varare misure straordinarie per lo sviluppo”.
Conte nega che la delega di Paolo Gentiloni agli Affari economici possa risultare indebolita dal falco Valdis Dombrovskis nominato vicepresidente esecutivo. E si dice convinto che l’Italia riceverà “un grande sostegno” dall’Europa. Il premier chiude la giornata europea incontrando il presidente designato del Consiglio Ue Charles Michel. Che commenta: “Non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con l’Italia e con il primo ministro Conte per affrontare le sfide che abbiamo in comune”. La musica è cambiata. “Oggi – ha scritto il premier – l’Italia è più forte”.