Con la squadra di governo già ufficializzata, ora si ragiona sul cosiddetto puzzle dei sottosegretari. Una partita di poker che entrerà nel vivo solo dopo i voti di fiducia di Camera e Senato che si terranno rispettivamente lunedì e martedì. La scelta dei sottosegretari può sembrare una cosa di poco conto ma in realtà è uno dei momenti più importanti nella formazione di una maggioranza solida e duratura. Lo sanno bene i vertici di M5S e del PD che nei prossimi giorni, assieme al premier Giuseppe Conte, dovranno trovare l’equilibrio tra le new entry e l’amarezza di chi, al termine delle estenuanti trattative, ambiva ad un ministero ed è rimasto a bocca asciutta.
Al momento, in questo toto-segretari, iniziano ad emergere i primi nomi che, tra le fila dem, vedono in pole position quello di Antonio Misiani. Si tratta del Senatore Pd, già responsabile Economia della segreteria di Nicola Zingaretti, per il quale si sta facendo largo l’ipotesi di una nomina come viceministro al Mef. Per le altre caselle, in casa Pd si guarderà al di fuori di palazzo Madama così da non ridurre eccessivamente il numero di senatori, attualmente 167.
Lia Quartapelle, giovane deputata dem ed esperta in questioni internazionali, si sta pensando ad una carica ddi vice alla Farnesina. La renziana Anna Ascani, vicepresidente dem, invece, potrebbe spuntare una nomina a sottosegretario all’Istruzione. Sempre tra i dem, altri papabili sono Debora Serracchiani, Emanuele Fiano e Gian Paolo Manzella, quest’ultimo fedelissimo di Zingaretti. Sul fronte grillino, invece, saranno molte le riconferme. In particolare quelle di Laura Castelli e Stefano Buffagni sarebbero pressoché blindate. Discorso diverso per Vincenzo Spadafora che con la promozione a ministro, lascia libera una casella. Tra le new entry, invece, dovrebbe spuntare un ruolo da viceministro l’attuale capogruppo M5S alla Camera, Francesco D’Uva (nella foto).