Ieri mattina i nuovi ministri non avevano ancora giurato che già il Centrodestra cannoneggiava. Una bordata a salve, a dire il vero comica, è arrivata dalla capogruppo di Forza Italia alla Camera, Maria Stella Gelmini, secondo cui il Pd si fida così poco di questo Governo da non averci mandato i leader. Certo, per una fedelissima del partito di Berlusconi, dove non c’è un delfino del Cavaliere con un minimo di autonomia che sia sopravvissuto, il ricambio generazionale è un tema rischioso da affrontare.
Ma in un Paese che fatica a far sorgere una nuova classe dirigente, questo è uno dei grandi nodi della crescita, insieme al riconoscimento dei talenti migliori, come hanno fatto i Cinque Stelle un anno e mezzo fa quando scoprirono Giuseppe Conte, e cercano di fare ancora oggi indicando professionisti di grandi capacità, seppure sconosciuti sul piano nazionale, come la neo responsabile dell’Innovazione, Paola Pisano, o la giovane parlamentare Fabiana Dadone, inviata a presidiare la Funzione pubblica.
Per una volta che un Governo mette in campo energie nuove, con l’età media più bassa di sempre e le donne in ruoli chiave (Interni, Lavoro, Infrastrutture, ecc.) e non nello strapuntino delle Pari opportunità, almeno su questo l’opposizione farebbe più figura a dirottare altrove le sue critiche. A meno che non si sappia proprio dove sbattere la testa per trovare bersagli da colpire. Ecco allora che si tirano fuori i soliti arnesi della propaganda.
Uno di questi è spargere l’allarme sull’arrivo della patrimoniale, malgrado nessuno nella maggioranza giallorossa ne abbia mai parlato. E che dire di quel cattivone del neo ministro dell’Università, Lorenzo Fioramonti, che vorrebbe aggiungere una piccola tassa su bevande e merendine per finanziare gli atenei, come se la formazione sia uno spreco di denaro e non un’altra delle necessità del Paese. Salvini e Meloni hanno però un asso nella manica: fare guerra al nuovo Governo è giusto e necessario perché la maggioranza degli italiani vuole il Centrodestra, come dimostrano tutte le ultime elezioni regionali e le Europee.
Una balla sesquipedale, perché nelle Regioni il Centrodestra ha vinto unendo tre forze guidate da leader nazionali che neppure si parlano tra loro, mentre 5 Stelle, Pd e la Sinistra correvano singolarmente. Se però unissimo i voti raccolti da questi ultimi partiti, per non parlare della proiezione che emerge dal sondaggio Gpf per La Notizia che pubblichiamo oggi, M5S, Dem e LeU si equivalgono o addirittura superano la coalizione di Destra. L’unico distacco effettivo è dunque quello delle elezioni europee di maggio scorso, che però nessuno può negare conti fino a un certo punto, vista la specificità di una tornata dove il tema era il nostro ruolo nella Ue. E lasciamo da parte l’affluenza crollata soprattutto al Sud, roccaforte elettorale dei 5S. Dunque Lega e FdI scendano pure in piazza, ma perché così piace a loro, non alla maggioranza degli italiani.