Conte ora conta davvero. E’ quello che conta di più. Sembra passato un secolo dal suo primo intervento in Parlamento quando, contando di fatto meno dei suoi vice e dovendosi limitare a portare avanti quanto stabilito in un contratto, chiese a Luigi Di Maio se poteva dire una cosa vedendosi rispondere con un brusco no. E conta a tal punto che ieri è apparso il meno scosso di tutti quando, al termine delle consultazioni, le parole del capo politico del Movimento 5 Stelle sembravano aver affossato nuovamente l’ipotesi di dar vita al Governo giallorosso. Quell’esecutivo che tutti vogliono Giuseppe Conte intende farlo nascere e rispondendo alla domanda se avesse ascoltato le parole del leader pentastellato, il premier incaricato si è limitato a dire: “Duro? Non ho sentito il discorso”. Tanto che ieri sera puntuale è arrivata una nota rassicurante da Palazzo Chigi. Il lavoro per il Conte bis va avanti.
IMPASSIBILE. Ieri l’avvocato del popolo ha parlato con le delegazioni del centrodestra, ignorando completamente anche lo sgarbo istituzionale da parte di Matteo Salvini e Giorgia Meloni che non si sono presentati all’appuntamento. Ha ascoltato pazientemente accuse e tormenti di quelle che si preparano ad essere le opposizioni. E ha raccolto le indicazioni delle due forze politiche con cui sta cercando di formare il nuovo Governo, il Movimento 5 Stelle e il Pd. Poi, però, con l’intervento di Luigi Di Maio, che ha lanciato una sorta di ultimatum dicendo che o verranno accettati in blocco i punti indicati dal M5S o si tornerà al voto, sembrava essere saltato tutto. Ma Giuseppe Conte non si è scomposto. Sa di essere ormai lui il principale interlocutore in Italia e all’estero. Sa di essere il nuovo leader. E sa pure come muoversi.
LA BENEDIZIONE. Altre 24 ore intense dunque per il premier incaricato, che si è recato anche alle esequie del cardinale Achille Silvestrini nella Basilica Vaticana e ha approfittato dell’occasione per un breve incontro con Papa Francesco. Del resto l’appoggio del mondo cattolico rappresenta da sempre un notevole vantaggio.
RIPRENDE IL DIALOGO. L’avvocato prestato alla politica e che in quel mondo si muove ormai da politico navigato ha quindi ripreso la sua instancabile attività di mediazione. Conte ha ben chiaro l’obiettivo e conosce anche problemi e tormenti di dem e pentastellati. Non è solo un problema di diffidenza reciproca dopo anni di insulti e visioni diverse. Il Pd deve giustificare quell’abbraccio con l’ex nemico e ha quindi necessità di discontinuità. Può piegarsi ma non sdraiarsi.
E in casa M5S devono cercare di non far apparire il nuovo Governo come quello dell’inciucio e delle poltrone, non possono rinnegare quei pesanti sì dati nei 14 mesi appena passati all’ex alleato Matteo Salvini, portare avanti le loro bandiere e allo stesso tempo trovare una soluzione al loro interno, con i gruppi parlamentari da subito favorevoli all’Esecutivo giallorosso e Luigi Di Maio impegnato anche in una battaglia personale per non ritrovarsi a fare il numero due e pian piano finire sempre più ai margini.
Ecco dunque che Conte, che ha ormai un filo diretto con il particolarmente calmo e accomodante Nicola Zingaretti, dopo diverse punzecchiate che le due forze politiche si sono scambiate vicendevolmente, ha tenuto un nuovo incontro a Palazzo Chigi con le delegazioni di M5S e Pd. Si è confrontato con i pentastellati Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli e i dem Dario Franceschini e Andrea Orlando. E si torna così a parlare di clima “disteso”.
Questa mattina poi si terrà uno nuovo incontro sul programma e lunedì il premier incaricato continuerà le consultazioni, incontrando una delegazione di rappresentanti delle popolazioni terremotate e una delegazione di rappresentanti delle associazioni dei disabili. E’ ormai Conte a guidare una ruspa e già la prossima settimana potrebbe giurare al Quirinale e chiedere in aula la fiducia.