La prossima presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde si è detta a favore di mantenere in un avvenire prevedibile l’attuale politica monetaria accomodante di sostegno all’economia dell’eurozona. “È chiaro che la politica monetaria dovrà rimanere molto accomodante in un avvenire prevedibile” ha detto in una risposta scritta a una domanda giunta da un membro del Parlamento europeo, aggiungendo che la Bce non ha ancora toccato il fondo della sua politica in materia di tassi di interessi.
INFLAZIONE. Nella risposta, la Lagarde ricorda che se le misure prese in questi anni dal consiglio direttivo della Banca centrale hanno permesso di allontanare lo spettro della deflazione e hanno offerto sostegno a crescita e occupazione, nondimeno “l’inflazione è rimasta costantemente sotto il target di lungo periodo dela Bce”, ovvero vicino ma sotto il 2%. Inoltre, ha aggiunto, “l’espansione economica dell’eurozona ha rallentato di recente e le prospettive di crescita sono in calo”. A questo peggioramento – ha spiegato la Lagarde riprendendo da vicino la formula ormai classica dello statement post-meeting di politica monetaria della Bce – hanno contribuito i fattori geo-politici, le pressioni protezionistiche e le vulnerabilità dei mercati emergenti.
TASSI DA TAGLIARE. Riguardo alle misure da prendere in un prossimo futuro, se da una parte la Lagarde ha spiegato di non ritenere che la politica monetaria sui tassi abbia toccato il fondo, dall’altra ha aggiunto che appare chiaro “che i tassi bassi hanno implicazioni per il settore bancario e per la stabilità finanziaria in generale”, una tesi cara alla Germania e ai paesi nordici.
RISCHIO BREXIT. La Lagarde, che assumerà la posizione di presidente della Bce alla fine del mandato di Mario Draghi il 31 di ottobre prossimo, si attende che la Brexit abbia un impatto limitato sul settore finanziario dell’Eurozona. Sempre rispondendo allo stesso membro del Parlamento europeo, la direttrice uscente del Fondo monetario internazionale ha detto che la sua posizione riflette anche quella di Draghi, che a più riprese ha sottolineato come le autorità di sorveglianza nel Regno Unito e nell’Eurozona abbiano agito di comune accordo per limitare al massimo l’impatto dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Uscita ad oggi tutt’altro che pacifica, e con la Gran Bretagna in subbuglio per la decisione del premier Johnson di agevolare l’operazione sospendendo il Parlamento per cinque settimane. Mossa che sta suscitando molte proteste.