Fare bene e in fretta. Con un Governo della novità e non un Governo contro. Già dalle parole di ieri è evidente che dar vita e tenere in piedi l’Esecutivo giallorosso non sarà facile per Giuseppe Conte. La politica italiana è però anche soprattutto quella delle convergenze parallele. E tanto il premier incaricato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che le due forze che hanno deciso di mandare avanti la legislatura, il Movimento 5 Stelle e il Pd, appaiono intenzionati a procedere spediti sul nuovo corso per Palazzo Chigi. Tanto che già martedì-mercoledì Conte potrebbe tornare al Colle, con il programma e la lista dei ministri, e c’è chi giura che la fiducia al Conte bis potrebbe essere votata il prossimo 9 settembre. Capitolo giallo-verde archiviato e avanti con quello giallorosso in appena dieci giorni.
SI PARTE . Dopo un colloquio di circa 40 minuti con il Capo dello Stato, Giuseppe Conte ha reso noto di aver accettato, come è prassi, il nuovo mandato con riserva e, sempre come prevede il galateo istituzionale, di voler avviare subito le consultazioni con i diversi gruppi politici. Il premier incaricato, nella Loggia d’onore del Quirinale, ha poi indicato le priorità: Manovra economica utile anche a scongiurare l’aumento dell’Iva, tornare protagonisti in Europa, rendere il Paese più giusto e solidale, investire nella ricerca, nell’istruzione e nella tutela dell’ambiente, il Mezzogiorno.
“Vorrò coerenza – ha specificato – nella cultura delle regole e nella fedeltà ai valori che hanno sempre ispirato la mia azione. Sono principi non negoziabili”. Ma del resto che Conte avesse ben chiaro un suo progetto per l’Italia era già emerso nel suo intervento al Senato quando ha annunciato le dimissioni e poi nelle sue dichiarazioni al vertice del G7 a Biarritz. Una visione che ha sintetizzato come nuovo umanesimo e che rende ancor più stringente la sua opera di mediazione per far convergere M5S e Pd su un programma e una squadra destinati a durare e a portare a termine le auspicate riforme.
LE CONSULTAZIONI. Nel pomeriggio di ieri, a Montecitorio, dopo aver incontrato i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, il premier incaricato ha quindi tenuto le prime consultazioni con i gruppi, partendo da quelli più piccoli. Nella Sala dei Busti ha ricevuto le delegazioni del Movimento associativo italiani all’estero, di +Europa, Noi con l’Italia, Civica popolare, Psi, Sogno Italia-10 volte meglio, del gruppo per le Autonomie e di Liberi e uguali. E ha subito incassato i primi appoggi al Governo giallorosso da parte di Leu, Civica popolare e Autonomie, tranne il Sudtiroler Volkspartei, che si asterrà, oltre all’apertura del Psi.
Oggi sarà la volta dei partiti maggiori, con Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia. Pd e Movimento 5 stelle. Giorgia Meloni e Matteo Salvini diserteranno, mentre Silvio Berlusconi dovrebbe essere presente. Anche se i partiti con cui Conte deve stringere sono il Pd e il M5S. Partendo dalla soluzione al nodo del vicepremier. Un aspetto però su cui sempre il premier incaricato sembra alla fine destinato ad imporsi. Non è più del resto come 14 mesi fa e Conte ora conta davvero.
I DOSSIER APERTI. Salvo colpi di scena non dovrebbe occorrere molto tempo per formare la squadra e ottenere la fiducia. A quel punto i giallorossi dovranno subito confrontarsi anche con i principali dossier rimasti aperti. Entro settembre, per evitare ripercussioni pesanti sul fronte occupazionale, dovranno così essere trovare delle soluzioni per Alitalia, Whirlpool, l’ex Ilva e i rider. Ma i tavoli di crisi aperti al Ministero dello sviluppo economico sono ben 160. Altre urgenze dunque oltre a quelle di mettere i conti in sicurezza, evitare il temuto salasso per le famiglie italiane legato all’aumento dell’Iva e riuscire a individuare un candidato forte per la Commissione europea, dove l’obiettivo continua ad essere quello di farsi assegnare un portafoglio economico di peso.