di Angelo Perfetti
Nel momento in cui si parla della trattativa Stato-Mafia, in cui la magistratura e la politica sono al contempo contigue e nemiche, in cui è messo in discussione il ruolo dei pentiti e delle loro dichiarazioni, ecco che il Movimento 5 Stelle fa spuntare una ”notizia bomba”: il piano del terrore targato ‘ndrangheta collegato con la sparatoria davanti a Palazzo Chigi. Per causalità (!?) chi propone la notizia è proprio l’esperto di comunicazione del M5S al Senato, Claudio Messora. E lo fa pubblicando sul suo blog Byoblu.com – che dunque sarà ora presumibilmente iperfrequentato – una intervista a un collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura, nella quale viene letta in maniera decisamente – diciamo così – originale, la vicenda dell’agguato che Preiti fece davanti a palazzo Chigi ai danni dei carabinieri.
Preiti viene descritto come l’inviato dell’’ndrangheta a Roma, una sorta di kamikaze con l’obiettivo di destabilizzare la politica e – udite udite – di danneggiare il Movimento 5 Stelle. I grillini sono vittime anche stavolta della stessa sindrome che li accompagna dal primo giorno: buone intenzioni condite di tali esagerazioni da passare per stupidaggini. Sono bambini, politicamente parlando, che sbottano, s’incavolano, non accettano le critiche, esagerano, dicono fesserie; eppure nella loro infantilità sono genuini, sinceri, e raccontano verità sotto gli occhi di tutti ma quasi sempre invisibili (per colpa) agli “adulti”.
La storia di Preiti e delle cose dette da Bonaventura non fa eccezione. A leggere le dichiarazioni del pentito ci sono alcune considerazioni verosimili, che peraltro un partito politico dovrebbe istituzionalmente girare alla magistratura invece di farne un caso mediatico. Non fosse altro perché i giornalisti sono stati scientificamente criticati dai grillini (persino la Gabanelli è finita nel tritacarne a 5 Stelle) e appare illogico servirsi dei media; ma plasmarle, forgiarle, deformarle fino a metterle a servizio dell’idea che la ‘ndrangheta voglia colpire il Movimento 5 Stelle è quantomeno pretestuoso. Entriamo comunque nel merito delle dichiarazioni, lasciando fuori il presunto movente anti-Grillo e restando invece abbarbicati alla cronaca. Bonaventura, ex ‘ndranghetista di spicco, reggente del clan Vrenna-Bonaventura di Crotone, analizza quelle che a suo avviso sono anomalie evidenti nella storia di Preiti.
Soldati in allerta
La ‘ndrangheta ha nel suo bacino di controllo alcuni insospettabili, non necessariamente affiliati, da utilizzare una tantum per commettere attentati. Kamikaze pronti a morire, quando chiamati all’opera, oppure agire e poi sparire nella propria normalità. Spesso vengono utilizzati quando sono disperati, ma restano comunque lucidi e ben addestrati.
Pistola e pallottole
La Beretta usata è una di quelle solitamente utilizzate dalla ‘ndrangheta, e la matricola abrasa è un lavoretto fatto da professionisti. Quel modello, però, spara in maniera imprecisa, dunque è necessario che sia usata da mani esperte e da vicino.
Preiti – che aveva dichiarato di avere comparto quell’arma al mercato nero e di non averla mai utilizzata – si è dimostrato estremamente freddo e preciso nel colpire i due carabinieri alla gola e alle gambe, evitando di impattare i colpi sul giubbotto antiproiettili, e per di più sparando a pochi passi dal bersaglio. E sparando 7 colpi di cui ben 4 arrivano a segno.
La telecamera
Per arrivare a Roma Preiti avrebbe potuto prendere un treno a Rosarno. Invece ha preferito arrivare in macchina fino a Gioia tauro e poi prendere il treno, dopo essere passato davanti alle telecamere di sorveglianza della stazione. Secondo Bonaventura l’uomo voleva dimostrare che la sua missione non era firmata solo dalla cosca di Rosarno, ma aveva la benedizione della “mamma”, cioè dei capi di Gioia tauro, notoriamente il centro del mandamento della Piana.
Un albergo di troppo
Preiti è stato descritto come un disperato. Ma – si chiede sempre il pentito Bonaventura – possibile abbia scelto un pernottamento in hotel invece di prendere il treno lo stesso giorno? E perché un disperato si terrebbe una pistola invece di rivenderla allo stesso mercato nero dal quale ha attinto? Avrebbe potuto farci qualche centinaia di euro, che comunque non sarebbero state sgradite al suo presunto conto economico in rosso. Anzi, anche qualcosina in più: quella pistola è un modello utilizzato nella seconda Guerra mondiale e da sola vale almeno 1300 euro, ovviamente al mercato illegale.
Quella sim inopportuna
Nel suo zainetto anche una scheda cellulare intestata a un extracomunitario.
Possibile che andasse in giro non con il suo numero ma con quello di altri? E perché? Dunque per Bonaventura – e di conseguenza per Messora – tutta la vicenda Preiti altro non è che un avvertimento della ‘ndranghjeta alle istituzioni.
Fin qui il racconto del pentito, che non si evince da un verbale di Polizia ma da un blog dei grillini.
Notizie interessanti, da valutare. Alcune teorie potrebbero essere degne di approfondimento, altre sembrano più strumentali a un ragionamento che ipotesi investigative. Da qui a pensare a un piano criminale di destabilizzazione finalizzato a danneggiare il Movimento 5 Stelle però davvero ce ne passa. E – come detto – la forzatura che ha visto i grillini trasformarsi in poliziotti rischia di rendere poco credibile l’intera storia. Che peraltro – in mancanza di riscontri oggettivi – va considerata verosimile, e non vera.