Non si contano quasi i temi che ancora dividono il Pd dal Movimento 5 Stelle. Anni di insulti e convinzioni spesso profondamente diverse non si cancellano e neppure si superano agevolmente in pochi giorni. Soprattutto al Nazareno però sembrano ormai credere parecchio all’esperimento giallorosso e i segnali di distensione, mentre tutti dicono di lavorare al programma e come sempre accade molto si discute invece sulle poltrone, non mancano. Il più importante quello sulle concessioni autostradali, con i pentastellati che da tempo accarezzano l’idea di togliere l’affare dalle mani dei Benetton.
Per bocca del sempre cauto Graziano Delrio ieri è arrivato l’annuncio che non è più un ostacolo neppure per il Partito democratico. Col Conte bis via libera dunque alla “revisione delle concessioni”, per garantire più investimenti e tutelare il “bene pubblico” delle infrastrutture, con la necessaria “manutenzione, la tutela degli utenti e il rafforzamento del sistema della vigilanza in ordine alla sicurezza infrastrutturale”. “Una revisione delle concessioni pubbliche, non solo quella di Autostrade, ci trova perfettamente d’accordo. Non c’è alcuna timidezza su questo”, assicura Delrio. Aperture a cui seguono quelle pentastellate sui decreti Sicurezza che i dem intendono assolutamente cancellare e pure in fretta.
“Ci sono i rilievi del Capo dello Stato, si può lavorare su quelli. Certamente non possono essere ignorati, si parte da quelli, secondo me”, ha affermato su tale aspetto Francesco D’Uva (nella foto con Delrio), il capogruppo alla Camera del Movimento 5 stelle. Tra le due forze politiche insomma inizia ad esserci un certo feeling. E soprattutto il Pd è in larga parte pronto a un accordo con il Movimento 5 Stelle anche per le prossime elezioni regionali. Un ulteriore passo su cui i pentastellati appaiono invece titubanti. Ma anche il M5S è stanco di perdere nelle competizioni locali e di consegnare alla Lega porzioni rilevanti di territorio.
E proprio l’Esecutivo giallorosso, se non ci saranno intoppi, potrebbe favorire l’accordo. Nicola Zingaretti ha messo del resto il patto di desistenza sullo stesso tavolo delle trattative. A sostenerlo, tra gli altri, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: “Cercheremo un’alleanza di un nuovo centrosinistra che si espande al civismo, ai moderati che non vogliono stare con la Lega, e al M5S”. L’incubo peggiore per Matteo Salvini.