Per la Corte dei Conti la Rai deve persistere “nel porre in essere ogni misura organizzativa, di processo e gestionale idonea ad eliminare residue inefficienze e sprechi, proseguendo, laddove possibile e conveniente, nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli impegni finanziari sulle priorità effettivamente strategiche, con un maggiore contenimento dei costi”. Lo scrive nell’ultima relazione relativa all’esercizio chiuso il 31 dicembre 2017. Una nuova bordata, dunque, sulle spese pazze di Viale Mazzini che, invece, esattamente come chiesto anche dall’ad Fabrizio Salini, dovrebbe tagliare le consulenze esterne, valorizzando le risorse interne. Come denunciato anche da La Notizia, nel 2018 solo per le collaborazioni non editoriali sono stati spesi 4,4 milioni in consulenze. Ed è anche per questa ragione che il consigliere Riccardo Laganà ha più e più volte sollecitato l’amministrazione a prendere provvedimenti a riguardo, senza mai ottenere risposta concreta. Laganà ha insistito come pochi sulla valorizzazione delle risorse interne, sottolineando con alcune lettere come alcuni ruoli-chiave siano inspiegabilmente e totalmente sguarniti. Un esempio su tutti: “ad oggi manca – si legge in una lettera inviata da Laganà al Cda lo scorso marzo – del tutto il ruolo professionale per il RUP (Responsabile Unico del Procedimento, ndr)”. Un buco clamoroso e a tratti inquietante, considerando che la Rai spende in procedure d’acquisto una cifra che si aggira ogni anno intorno ai 500 milioni di euro”.
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