Matteo Salvini è di gran lunga il politico che parla di più durante i telegiornali, guadagnandosi un buon minutaggio anche nei programmi di approfondimento. Più di Giuseppe Conte, più di Sergio Mattarella, più degli altri componenti del consiglio dei ministri o dei capi politici Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. È quanto emerge dai dati pubblicati dall’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), anticipati da Il Manifesto, sulla presenza dei partiti e degli esponenti politici in televisione dal 1 al 31 luglio 2019. La sovraesposizione del leader della Lega è dovuta soprattutto al duplice ruolo di capo del Carroccio e di ministro che gli consente – come accade al collega Luigi Di Maio – di essere presente in classifica nella sua doppia veste. Solo che, in alcuni casi, riesce addirittura a doppiare il minutaggio dell’altro vice premier. Ed è per questa ragione che ora l’amministratore delegato di Viale Mazzini, Fabrizio Salini (nella foto), visto il delicato momento politico, ha scritto ai direttori dei Tg pubblici chiedendo che vengano garantiti pluralismo e imparzialità.
I DATI. Il dominio televisivo di Salvini è significativo nel Tg2, diretto dal direttore vicino alla Lega, Gennaro Sangiuliano, dove tutti gli interventi del ministro dell’Interno messi insieme, nel mese di luglio, hanno toccato quota 24 minuti e 23 secondi, il 16,76% del totale fra i soggetti politici interpellati. Basti pensare che il premier Giuseppe Conte ha parlato per 14′ e 35” (il 10,03%) e l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, ha avuto soltanto l’8,11% dello spazio. Più staccati Sergio Mattarella (5,15%) e Nicola Zingaretti (4,96%). La presenza di Salvini spicca anche al Tg3 di Giuseppina Paterniti, dove a luglio ha parlato per 9′ e 54” (il 10,80% del totale) ma non molto più di Di Maio (10,38%) e di Giuseppe Conte (9,60%); i due vicepremier si invertono al Tg1, diretto da Giuseppe Carboni, dove il capo politico del Movimento cinque stelle si è guadagnato ben 22′ e 02” di intervento, con il 10,30% del totale, poco più del segretario del Carroccio, che si è “fermato” a 20′ e 55”, il 9,77% di tutti gli interventi. È, quella delle Rete 1, l’unica tv dove si è sentito di più. Su RaiNews24, infine, la spunta a sorpresa Giuseppe Conte: 16,92% contro il 12,55% di Salvini e il 6,03% di Di Maio.
LA MISSIVA. Dati, questi, che come detto hanno spinto Salini a prendere carta e penna e a scrivere ai direttori di reti, tg e canali per chiedere il “massimo rigore nel rispetto dei principi di equilibrio, trasparenza, obiettività ed imparzialita’ in ogni genere della nostra programmazione”. Una richiesta fatta “in considerazione del quadro politico che si è delineato” in questi giorni e sottolineando ai direttori: “non vi sfugge che in particolare la commissione parlamentare di Vigilanza sarà rigorosissima sul punto del rispetto del pluralismo”. D’altronde è stata la stessa Agcom a richiamare l’attenzione delle emittenti “alla corretta e rigorosa applicazione dei principi sanciti a tutela del pluralismo e della parità di trattamento nei programmi di informazione nei periodi non elettorali”. Chiarendo che sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo “la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l’obiettività, la completezza, la lealtà e l’imparzialità dell’informazione”. Principi che, a quanto pare, chi di dovere non avrebbe fatto rispettare. E che invece ora Salini è intenzionato a far rispettare scrupolosamente.